Romelu Lukaku è tornato questa estate all’Inter spaccando di fatto in due le opinioni di tifosi e non solo. In molti sono rimasti affascinati dalla ferrea volontà del belga di fare il suo ritorno nella città che lo aveva incoronato re, vedendo nella vicenda entusiasmanti contorni romantici. Altri invece non hanno vissuto questa scelta con la stessa enfasi. Troppo marcata la ferita aperta un anno fa, ma non solo. C’erano anche i dubbi legati a ciò che si sarebbe visto sul campo.
In sostanza: l’anomalia era il Lukaku del Chelsea o quello dell’Inter? Dubbio legittimo, soprattutto se si pensa al fatto che il gioco di Inzaghi ricorda più quello di Tuchel (contesto della débacle) che quello di Conte (in cui il belga si è esaltato). Insomma, come sempre, di critiche (preventive) ce ne erano molte. Il tutto in attesa dell’inesorabile verdetto del campo, che richiede solo il tempo necessario per pronunciarsi. E sabato sera, 13 agosto, una prima risposta c’è stata.
È bastato un minuto e 22 secondi all’attaccante per dare un calcio (o meglio una testata) alle polemiche. Il gol messo a segno contro il Lecce, al primo pallone toccato dopo il suo ritorno in nerazzurro, è il più veloce segnato dall’Inter nell’esordio stagionale in Serie A negli ultimi 60 anni. Non male come inizio. Ma non finisce qua. In campo ciò che ha colpito, più che la rete, è stato l’atteggiamento del belga, che ha lottato su ogni pallone, ha incitato i compagni, dimostrando insomma leadership e una grande voglia di farsi perdonare la scelta della scorsa estate.
Sembra evidente che c’è ancora del lavoro da fare. D’altronde lo stesso giocatore, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ha ammesso di trovarsi in un sistema di gioco diverso rispetto a quello di due anni, e di aver bisogno di inserirsi nei nuovi schemi. Ci sarà quindi forse da aspettare per vedere il miglior Lukaku? Forse, ma di certo l’antipasto lascia ben sperare.