Marotta, fatica, lacrime e sangue, il richiamo della politica
Anche Beppe Marotta vivrà le ultime ore di mercato con qualche fibrillazione.
Le indiscrezioni che riportano del no di Steven Zhang all’arrivo di Acerbi mettono in difficoltà soprattutto lui e mister Inzaghi. Entrambi sanno che la rosa difensiva è monca, entrambi conoscono l’importanza di avere un giocatore d’esperienza in più in certi momenti della stagione. Sarà compito suo cercare di far cambiare idea al Presidente fin o all’ultimo minuto.
L’Ad nerazzurro ha condotto una campagna trasferimenti straordinariamente complessa. La situazione economica societaria e l’impellenza di chiudere il mercato in attivo e ridurre il costo della rosa hanno imposto paletti insormontabili alla chiusura di affari importanti, primo tra tutti Bremer. Aver salvato Skriniar dall’assalto del PSG in queste condizioni resterà una medaglia al valore sul petto del dirigente nerazzurro, i big sono tutti lì con un Lukaku in più. Hanno salutato Casadei e Pinamonti, sacrificati sull’altare del bilancio. Vidal e Sanchez sono emigrati per altri lidi con qualche milione di buonuscita in tasca ma senza più gravare sui conti nerazzurri.
Qualcuno scherzando aveva avvicinato Marotta al Premier Mario Draghi per le capacità di muoversi tra emergenze di ogni natura. Oggi la Repubblica fa un passo avanti parlando di un possibile futuro del dirigente nerazzurro nel Governo che nascerà dopo le elezioni del 25 settembre.
Marotta non ha mai nascosto che, terminata la fase operativa della sua carriera, non disdegnerebbe un ruolo politico ma all’interno della filiera di comando del mondo del calcio non in quello delle Istituzioni. Resta da vedere quanta voglia abbia ancora Marotta di combattere quotidianamente con le difficoltà che la situazione nerazzurra lo obbliga ad affrontare. Covid, guerra, costi energetici, inflazione potrebbero spaventarlo meno…