Editoriale

Inter, dopo la caduta l’importanza dell’uomo “nuovo”

Allucinante.
Esiste un altro aggettivo per riassumere il derby di ieri sera?

Una serie troppo lunga

Allucinante l’atteggiamento della squadra, non scomparsa, evaporata dopo il vantaggio. Presa a pallate per un’ora senza alcuna capacità di reazione, non solo tecnica ma neanche nervosa, ultimi 20 minuti esclusi.
Allucinante la capacità di corsa. I rossoneri aggressivi su ogni palla, anche quella più difficile da recuperare. Barella e c. al confronto sembravano muoversi con la moviola. Se è un ritardo di condizione c’è da preoccuparsi, se la preparazione è tarata su step diversi, magari legati alla Champions la controprova sarà tra pochi giorni.
Allucinante il rendimento della difesa, elemento di sicurezza della scorsa stagione, 8 gol incassati ad oggi, solo Monza e Cremonese hanno fatto peggio. Anche Conte nella stagione dello scudetto ne prese 8 in 5 partite ma si sbrigò a cambiare. I risultati non tardarono ad arrivare.
Allucinante la differenza tra i due portieri. Nessuno dice che la sconfitta debba essere ascritta per intero a capitan Handanovic ma la capacità di incidere sul risultato finale in un senso o nell’altro dei due è lampante.
Allucinante la differenza tra le aspettative dopo un mercato da “Inter più forte dello scorso anno” e le prestazioni in campo.
60 minuti nella nebbia più totale, troppo brutti per essere veri , soprattutto troppo brutti per continuare così.

Non bastano le sostituzioni

Cause e rimedi sono tanto legati quanto imperscrutabili a chi non abbia conoscenza effettiva delle condizioni del gruppo. Onana per Handanovic se non ora quando ok, ma chi pensa che tutto si risolva a suon di sostituzioni (allenatore compreso) a mio avviso prende un granchio. Suning ha avuto dubbi sullo stipendio di Acerbi, che possa pagare un nuovo tecnico più l’esonerato è probabile quanto una nevicata nel Sahara. E poi con chi? E poi servirebbe davvero? Qua nessuno è innamorato perso di Inzaghi ma tecnici rivoluzionari all’orizzonte non ce ne sono, quelli di livello son tutti sistemati. Dunque facciamoci andar bene quel che passa il convento purchè il frate faccia tesoro una volta per tutte degli errori e degli insegnamenti. E purchè la dirigenza faccia sentire forte la sua voce perchè il flop di ieri sera non nasce da un black out come spiega il tecnico ai microfoni. Fotografia errata, riduttiva e tutto sommato comoda per lui. C’è ben altro, e speriamo sia solo questione di campo e non di qualche strascico interno di mercato.

L’importanza di Ferri

Da questo punto di vista l’Inzaghi 2022-23 ha un vantaggio rispetto a quello dell’anno precedente, si chiama Riccardo Ferri. Il nuovo team manager ha spessore, conoscenze tecniche, palle ed esperienza per aiutare il mister a prendere il vento giusto per raddrizzare la barca. Bastoni e Barella non sono rimbrocchiti improvvisamente, Skriniar può e deve giocare senza pensare a quel che è successo ad agosto. E se non gira Calhanoglu c’è Asllani che bussa con convinzione, vogliamo aprire la porta a questo ragazzo o no? E se il 3-5-2 senza Perisic e Lukaku diventa sterile è davvero impossibile rifugiarsi in un comodo 4-4-2, schema antico, disprezzato e quindi in disuso generale ma che con le squadre malate funziona meglio della Tachipirina? Ferri sa, sa leggere, sa interpretare, può offrire suggerimenti preziosi. Una garanzia in più per Inzaghi e per i tifosi.