Seconda batosta in 4 giorni. A differenza del Milan il Bayern non lascia all’Inter neanche i 20 minuti per illudersi, una serata intera passata senza riuscire a superare il loro pressing. Lenti e involuti, giocare a 4/5 tocchi quando l’avversario ti morde le caviglie è il miglior modo per perdere palla. Quando poi riesci a portarla su e si ripetono errori di misura marchiani sui quali gli avversari vanno dentro come nel burro chiudiamo la saracinesca e buonanotte suonatori. Troppa la differenza con la corazzata tedesca che ha passato una serata tutto sommato divertente, corsa e palleggio di prima, Sane e Davies imprendibili, uno tra le nostre linee più basse l’altro a seminare scompiglio sulla fascia.
In occasioni come queste discettare di migliori e peggiori è tempo perso, Onana ha esordito non bene, di più, l’unico con la sufficienza piena è lui. Per il resto è notte fonda con Dumfries che si distingue su tutti per la sua peggior partita da quando è in nerazzurro.
Il problema non è se Barella è stato punito o no, non è Brozovic, non è Skriniar e via dicendo, il problema è Barella più Brozovic più Skriniar più tutti gli altri. Se si escludono Mkhitaryian e (in qualche misura) Gosens, i 9 undicesimi dell’Inter che ha affrontato il Bayern erano gli stessi che nella scorsa stagione per diversi mesi hanno entusiasmato tutti. Ieri sera sembravano i cugini rimbrocchiti. Qualcuno sa spiegare il perché?
Veniamo a Inzaghi. Il mister oggi è il problema o una parte del problema? I 4 cambi nell’undici iniziale di ieri sono un segno di coraggio o di debolezza? Le dichiarazioni del post partita (domenica torna Handanovic, Onana ha fatto le stesse parate di Neuer) unite a quelle del semplice black out nel derby e a quelle sul gol mancato da Dumfries all’Olimpico mostrano un mister in difficoltà almeno nella lucidità dell’ analisi.
Per molti (soprattutto tra i tifosi) tolto lui tolto il dente come sempre succede in queste occasioni. Ma uno stipendio da oltre 10 milioni lordi per un disoccupato di lusso per due anni non è roba da Inter di questi tempi. Forse ai tempi di Moratti ma non certo oggi. Per prendere chi e con quali risultati attendibili sono gli altri interrogativi con cui fare i conti, ai quali nessuno sa dare risposta. Ma intanto mandiamo via Inzaghi… Risposta sbagliata ad un problema giusto, in questo momento si cercano alternative e soluzioni non si aprono le ghigliottine. Ma il tempo emigra direbbe Vecchioni, se le cose restano così queste parole andranno a scadenza con la sosta delle nazionali di fine mese. Nel mezzo Torino, Viktoria Plzen e Udinese, Inzaghi sa che deve solo correre. Correre e vincere, tertium non datur.
Atteggiamento in campo superficiale, condizione fisica approssimativa, direzione tecnica incerta, tutte concause attendibili. Ma una spiegazione complessiva per questa situazione che nessuno immaginava solo un mese fa esiste?
Volendo essere perfidi si potrebbe pensare ad un mercato estivo che lasciato qualche acquisto, un bilancio ancora da sistemare, Suning assente per le risorse ma presente (e mica poco) per i dinieghi. Ma soprattutto ha lasciato una situazione interna che ha visto proprietà e dirigenza schierate spesso su fronti opposti ed un tecnico spesso in polemica con entrambe. Qualcuno la definirebbe una polveriera. E da sempre i giocatori l’odore della polvere pirica lo riconoscono da lontano e si adeguano immediatamente a modo loro, tirando a campare. Tanto il 27 l’assegno è garantito…
A loro, a tutti i protagonisti il compito di dimostrare che non è così.