Eriksen è senza dubbio uno dei giocatori di calcio più bravi al mondo. È, e non era, perché nonostante in Italia non possa essere tesserato con alcuna squadra, in quanto non otterrebbe l’idoneità sportiva, gioca ai più alti livelli mondiali.
Il fenomeno danese è tornato infatti non solo a giocare a calcio, ma a farlo ai livelli professionistici più importanti in assoluto: con il suo club gioca in Premier League, con la sua nazionale il Mondiale di calcio. Il massimo assoluto raggiungibile da un calciatore. Dopo il dramma umano che lo colpì durante gli Europei dello scorso anno, il suo recupero è stato velocissimo. In appena 6 mesi dal suo collasso in campo durante Danimarca-Finlandia, è tornato a giocare in Premier prima con il Brentford e poi con il Manchester United. Non un calcio amatoriale insomma.
Eriksen è titolarissimo in Qatar con la sua Danimarca, mentre da noi non potrebbe giocare neanche in terza categoria. Crescono i dubbi sulle motivazioni di tutto ciò.
Oggi Eriksen è anche vicecapitano titolatissimo della Danimarca che si sta giocando il Mondiale in Qatar. Come si domanda anche il quotidiano Libero, alla luce di tutto ciò, è impossibile non chiedersi come sia possibile che un giocatore come Eriksen, che può praticamente giocare ovunque, in Italia sia considerato “malato”?
Il giocatore danese dovette infatti rescindere il suo contratto con l’Inter in quanto il regolamento della Serie A non concede l’idoneità sportiva ad atleti con problemi cardiaci. Il danese, che praticamente può giocare ovunque, da noi è considerato di fatto un “malato”. Il paradosso finale è che in realtà potrebbe giocare anche in Italia con la sua squadra di club straniera, ma non può essere tesserato da noi. La questione che ci si pone è sulla bontà del divieto, in quanto non si capisce se il divieto di giocare per squadre italiane sia dovuto alla tutela della salute o se non sia una mossa di “comodo” per evitare rischi e responsabilità anche in situazioni dove tali casi sono accettati.
Di sicuro i tifosi interisti sono ormai anni che si pongono la domanda del perché uno dei loro beniamini abbia dovuto dire addio alla maglia nerazzurra, ma può benissimo essere un avversario in competizioni europee.