Mihajlovic, Zanetti ricorda il suo amico in una commovente intervista
Mihajlovic. Ieri è arrivata la triste notizia della scomparsa dell’ex giocatore serbo, che da qualche anno stava combattendo una grave malattia. Tutto il mondo del calcio è stato sconvolto dall’accaduto, e molti sono stati i pensieri espressi da parte di ex compagni, amici o avversari. Tra questi c’è anche Javier Zanetti, che lo ha ricordato in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.
Il primo rincontro è avvenuto in campo, da avversari. L’argentino conosceva Mihajlovic dai tempi della Sella Rossa e della Roma. Difensore forte e con tata qualità anche in fase di costruzione. La sua specialtà erano ovviamente le punizioni. All’Inter si rendeva protagonista di sfide con Veron e Recoba. In campo era un lottatore di grande personalità, non mollava mai. Questo rendeva interessanti le sfide in cui il serbo era un avversario.
Mihajlovic, Zanetti ricorda il compagno ai tempi dell’Inter
Com’era Sinisa all’Inter, dove è stato sia giocatore che membro dello staff di Mancini? “Molto generoso. Gli piaceva fare gruppo, sapeva scherzare ed era sempre molto positivo. Ricordo la gioia quando vincemmo una Coppa Italia grazie a un suo calcio di punizione. Sia da compagno sia da allenatore è stato una persona vera. Ha sempre mostrato grande personalità e carattere. Un uomo leale. Avere gente così nello spogliatoio alzava il livello del gruppo. Per vincere servono persone come Sinisa, che veniva sempre fuori nei momenti di difficoltà.
Ci hanno legati tanti momenti, ma se devo sceglierne uno la mente torna al primo incontro dopo l’annuncio della malattia. Ci scambiammo un abbraccio fortissimo dentro il quale c’era ogni cosa e il sentimento che ci legava. Lo vidi sorridente nonostante tutto: una grande lezione”.
Grande legame insomma nonostante i caratteri dei due fossero molto diversi. “Sono d’accordo, per carattere Sinisa era diverso da me. Ma stare con lui mi piaceva ed entrambi lavoravamo per il bene del gruppo. Questa era una cosa che ci univa tantissimo: capire di cosa avevano bisogno gli altri ragazzi nello spogliatoio. Un’altra cosa che avevamo in comune era la voglia di vincere: per noi l’allenamento e la partita erano la stessa cosa, ci impegnavamo sempre al massimo. E non dimentico che con il suo arrivo all’Inter è iniziato il nostro ciclo. Sinisa non era diplomatico, però non mi è mai capitato di pensare che avrebbe potuto evitare di esprimere un concetto magari con modi troppo diretti. Intanto provavo un grandissimo rispetto nei suoi confronti e poi raramente diceva qualcosa fuori luogo. Ogni sua parola aveva un senso. Sicuramente la guerra nei Balcani aveva lasciato dentro di lui un segno evidente. Sinisa era un uomo profondo, ricordo molte sue riflessioni sulla guerra e sulla malattia”.
Infine il discorso cade sulla lotta contro la malattia. Zanetti racconta cosa lo ha colpito in particolare.
“La forza, che è stata sotto gli occhi di tutti. La capacità di sfidare il male con il duplice obiettivo di guarire e di far soffrire il meno possibile la famiglia nel percorso di cure e terapie. Un giorno una signora venne da me perché sua figlia aveva la leucemia e mi chiese due video di incoraggiamento, uno da parte mia e uno da parte di Sinisa. Lui fu gentilissimo e il suo messaggio mi commosse e mi commuove ancora adesso. Voglio mandare un fortissimo abbraccio alla famiglia di Sinisa, la moglie e i figli devono essere orgogliosi di lui e sicuramente lo sono. È sempre stato sorridente nonostante tutto. Mi spiace non essere in Italia, ma appena potrò incontrarli li abbraccerò forte. Oggi stanno soffrendo tantissimo e devono sapere che non sono soli”.