L’Inter torna da Riyad con una Supercoppa e con qualche certezza in più.
Una delle conferme più belle riguarda Federico Dimarco.
Il gol che apre la festa, una partita sontuosa, chiunque passasse dalle sue parti ha trovato divieto di transito. E poi su verso l’area rossonera, “una spada rovente nel burro della difesa milanista, debordante contro una diga, Calabria, sulla quale si aprono immediatamente grosse crepe” hanno scritto di lui.
E infine l’abbiamo visto con il megafono in mano per amplificare la festa dopo il 3 a 0.
Proprio lui, milanese e interista nel DNA, caratteristiche che adesso non sono più importanti solo per la carta d’identità e per i teorici dell’interismo. Si, proprio quel Dimarco che aveva iniziato la stagione con prospettive di panca più che di campo ma che si è conquistato la maglia da titolare inamovibile a suon di concretezza e di personalità debordanti.
Dimarco non è più il giovane da instradare. 25 anni, 6 anni di serie A, una carriera con il trend in ascesa continua. Adesso anche i top club europei si stanno accorgendo di lui.
La sua crescita imporrà una riflessione nei prossimi mesi. La fascia da capitano rischia di cambiare ancora una volta proprietario se Skriniar dovesse cedere alle lusinghe del PSG o di qualche altro club. In quel momento si aprirà una successione nella quale non si potrà non tener conto della figura di Dimarco e del ruolo di trascinatore che riveste sempre più spesso in campo e fuori.