Quello che sta vivendo l’Inter in questo momento ricorda, con alcune piccole differenze, quanto successo durante la scorsa stagione. I nerazzurri, primi e diretti a vele spiegate verso lo scudetto, incapparono in un qualche imprevisto di troppo che costò il tricolore, attraccato sull’altra sponda dei Navigli.
Da Moby Dick a Radu. I purtroppo famosi sette punti in sette partite assunsero le sembianze di Moby Dick, e al povero Capitano Achab Inzaghi non rimase che l’illusione della seconda stella. Un tortellino amaro che andò di traverso a tutti nella dotta Bologna e che rese Radu uno spauracchio perenne per i colori nerazzurri.
Il Re di Coppe. Inzaghi fu bravo a portare a casa due coppe; trofei resi ancor più gloriosi per il solo fatto di averli sollevati in faccia al cortomusismo della Vecchia Signora targata Allegri. Anche quest’anno la Supercoppa Italiana ha cancellato la voce zero titoli dalla stagione nerazzurra. E come l’anno scorso, il fatto di aver asfaltato il Milan con un roboante 3-0 consegnerà la gioia alla memoria imperitura.
Ma non basta. I tredici punti di ritardo dal Napoli sono troppi. Senza nulla togliere ai fino a prova contraria prossimi campioni d’Italia – a Napoli si sentano pur liberi dar sfogo al grattatio pallorum – l’Inter non ha certamente un organico inferiore a quello della banda Spalletti. La sensazione è che all’Inter si sia anticipato il mal di stagione che ormai accompagna le gestioni Inzaghi. Ci sono difficoltà a mantenere la squadra sul pezzo e concentrata su più fronti.
L’altra faccia della medaglia. Lo scorso anno fu il Liverpool a far perdere energie ai nerazzurri. Un ottavo di finale dopo un girone eliminatorio di Champions tutto sommato abbordabile. Quest’anno si è sviluppato qualcosa di opposto: l’Inter ha speso tanto per centrare la qualificazione in un girone estremamente competitivo, forse il più complesso e completo di tutti.
Il Porto non è un vino. La sfida al Barcellona di Xavi – capolista nella Liga – ha portato l’Inter a perdere terreno in campionato. Al resto ha pensato l’inarrestabile marcia del Napoli. Agli ottavi ci sarà il Porto di Sergio Conçeicao, un cliente scomodo. Squadra tecnica, veloce, con pochi punti di riferimento. Insomma un’incognita bella grossa, ecco perché è il caso di levarsi le fette di prosciutto dagli occhi e pensare che sia una Cenerentola a cui far facilmente ingerire la mela avvelenata.
Gli obiettivi. L’Inter potrebbe – e questo se lo augura tutto l’ambiente nerazzurro – aver anticipato il periodo buio. Nonostante la grana Skriniar, l’irriconoscibile Lukaku, il desaparecido Dumfries e l’equivoco Correa. Le sei sconfitte del girone d’andata sono francamente troppe e la rincorsa al quarto posto deve essere l’obiettivo principale da conseguire.
Corsa a quattro. Dando per assodati due posti – Napoli e Milan – rimangono due poltrone per due. Roma e Lazio sono forti, Mou & Mau sono due sergenti di ferro e non molleranno l’osso. L’Atalanta di Gasperini non scherza, ha ritrovato nuova linfa e nuovi interpreti. C’è poi da capire come finirà la questione Juventus. Ben venga la Supercoppa Italiana, ma è fondamentale non cannare la qualificazione all’Europa che conta. Step fondamentale per questioni sportive ma anche, e soprattutto, economicamente.
Cos’altro chiedere a Inzaghi? Un’altra Coppa Italia e un cammino importante in Champions League. Gli ottavi sono abbordabili, a patto di non sottovalutare – come successo con l’Empoli – l’avversario di turno. Repetita iuvant? Stavolta anche no.