Inter, nessuno è innocente, esame di coscienza anche per i tifosi
In qualche misura dobbiamo fare mea culpa un po’ tutti, sottoscritto compreso.
Ce lo ricordiamo il clima dell’estate scorsa quando venne fuori la trattativa con il PSG per Skriniar?
Ce la ricordiamo la sollevazione popolare del tifo nerazzurro, le barricate verbali sui social, la rivolta contro la società che voleva vendere quello che tutti ritenevano il simbolo più luminoso dell’interismo moderno?
Abbiamo dimenticato gli improperi a Zhang reo di voler vendere i gioielli di famiglia per portare a casa il tesoretto dal mercato?
Alla fine Skriniar resta e tutti felici e contenti. Difficile dire se queste reazioni abbiano avuto un qualche ruolo in quella vicenda ma le cose stavano così, lato tifosi. Gli stessi tifosi, noi tutti, che stamani dopo le notizie sul mancato rinnovo, dopo la partita con l’Empoli e l’espulsione di Skriniar stiamo qua a smoccolare sul suo atteggiamento. Non è incoerenza è l’ irrazionalità del tifo che crea questi contrasti, bellissima per il calcio d’altri tempi ma magari adesso è ora di crescere, abbandonare sentimentalismi e metabolizzare una volta per tutte le dinamiche del calcio del terzo millennio.
Errori di tutti
Lato società si era cercato Bremer, la Juve aveva fatto saltare il tavolo a suon di milioni. A quel punto, siamo intorno al 20 luglio, mancavano ancora 40 giorni alla fine del mercato. C’era tutto il tempo per cautelarsi, se vuoi cedere Skriniar con parte del ricavato vai a cercare una alternativa. Un nome a caso, Akanji a quell’epoca era ancora libero (andrà al City quasi sul gong di fine mercato). Se invece vuoi tenere lo slovacco lo metti a sedere e gli fai firmare il rinnovo, subito, seduta stante. Tertium non datur, fidarsi delle sensazioni e degli amori sbandierati va bene ma una società va avanti con gli atti firmati non con le pippe mentali.
Errori di tutti dunque, nessuno può chiamarsi fuori. Tantomeno la proprietà , il pesce puzza dalla testa anche se la Supercoppa copre qualche cattivo odore. Cattivo odore anche dall’intervista dell’agente di Skriniar rilasciata, guarda caso, proprio mentre il suo assistito combinava il guaio in campo. L’eleganza non è da tutti si sa ma questa ha il sapore di una provocazione bella e buona. Anche solo per questo a Skriniar sarebbe da cedere subito, per il tornaconto di tutti, ammesso che un sostituto di buon livello arrivi contemporaneamente.
Dzeko dipendenti
Inter Empoli è andata come è andata anche per questo, alla fine i nodi tornano al pettine. Una squadra incapace di reggere due partite allo stesso livello (era già successo a Monza dopo il Napoli, vero Inzaghi?), una squadra sempre più Dzeko-dipendente, senza di lui lo sviluppo della manovra offensiva latita paurosamente, Calhanoglu e Mkhitaryan sono sembrati pesci fuor d’acqua soprattutto per la sua assenza. Una squadra costretta a dipendere da un 37enne formidabile per talento e lucidità ma al quale non si può chiedere di tirare la carretta più di tanto, questa è l’Inter di oggi. In attesa che Lukaku si ricordi di essere un centravanti e che qualcuno spieghi a Correa che può pure spettinarsi mentre gioca. La mezza papera di Onana sul gol di Baldanzi rischia di passare quasi inosservata in mezzo a questo marasma di problemi ma se l’avesse fatta Handanovic oggi fioccherebbero insulti e sghignazzi. Bellanova subisce il “massaggio” di San Siro ma è il meno colpevole (a proposito Dumfries come è messo? Se sta preparando le valigie ok altrimenti che succede?). Asllani continua a marcire in panca ma quando entra dimostra numeri importanti, lo vediamo solo noi o c’è qualche mistero sotto?
Non si molla niente
Stagione chiusa dunque? Una mazza, qua non c’è più da guardare al tempo che fu, lo scudetto è perso da ottobre, qua c’è da portare a casa un quarto posto senza il quale allora si che i tempi futuri diventerebbero grami. Roma e Lazio hanno ottime qualità, allenatori con le idee un tantinello più chiare di Inzaghi (almeno sul lungo periodo), l’Atalanta ha ripreso a correre come due anni fa, tra una settimana verrà a San Siro a cercare di rompere le uova anche nel paniere della Coppa Italia. E tra un mese c’è un ottavo di Champions che senza tutti questi casini avrebbe messo l’acquolina in bocca. Oggi invece sono i portoghesi ad essere arrapati come ricci.
6 sconfitte in un girone non sono roba da Inter. Finiamo questa stagione senza farsi ancora del male, lo spazio per qualche altro sorriso c’è. Poi però sarà tempo di bilanci. Per tutti, senza attenuanti per nessuno.