Inter News

Marotta, dal Varese all’Inter. L’AD svela le sue ambizioni extra-calcio

Marotta ha rilasciato una lunga intervista a Monica Colombo sul Corriere della Sera.
L’amministratore delegato dell’Inter ha raccontato tanti aneddoti della sua vita personale e professionale.
Al Corriere ha raccontato di sentirsi un po’ come il piccolo protagonista del film Nuovo Cinema Paradiso, che parte da piccolo come aiuto proiezionista per diventare un grande regista. Un po’ come lui che è partito come garzone del magazziniere a Varese e si trova oggi ad essere tra i massimi manager calcistici al mondo.
Proprio a Varese è iniziata la vita di Marotta, figlio di una mamma casalinga e del paapà, prima soldato combattente nella seconda guerra mondiale e poi intendente del Ministero delle Finanze. Il racconto personale si snocciola in tutto quella che è stata la sia vita nella città lombarda dove ha subito iniziato ad entrare nel mondo del calcio. Cresciuto ad appena 500 metri dallo stadio Ossola si godeva la squadra del Varese all’epoca in Serie A.  Marotta hA spiega come a soli 8 anni si sia presentato davanti lo spogliatoio del Varese chiedendo di poter assistere agli allenamenti. In quel contesto realizzò il primo “accordo calcistico”. Il magazziniere Angelino gli permise di guardare l’allenamento alla condizione di aiutarlo a pulire scarpini, gonfiare palloni e  mettere a lavare le maglie.

Marotta, una carriera al top. Dall’amore per Cassano agli obiettivi da raggiungere con l’Inter, lasciando la porta aperta alla politica.

Tra i ricordi più belli c’è quello del 4 febbraio 1968 quando da raccatta palle assistette alla partita Varese-Juventus terminata per 5 a 0 con una tripletta dell’allora varesotto Pietro Anastasi. Mentre studiava, con illustri compagni di scuola come Maroni e Fontana, a 16 anni ha iniziato la carriera come dirigente del Varese arrivando a 19 ad essere responsabile del settore giovanile.
Da lì una carriera che parla da sola. Prima a Venezia dove ha avuto il merito di prendere in prestito Alvaro Recoba proprio dall’Inter. Giocatore che per lui ha smentito l’assioma di Michael Jordan secondo cui con il talento si vincono le gare, ma con il lavoro di squadra si conquistano i campionati. In pratica il Chino la salvezza dei lagunari la conquistò da solo, o quasi.
Racconta poi degli anni nella Sampdoria di Garrone che sono quelli in cui ha avuto il giocatore che lo ha più fatto divertire: Antonio Cassano. A Genova sotto la sua direzione la squadra è passata dalla Serie B ai preliminari di Champions League. Poi gli anni alla Juventus e infine all’Inter ha realizzato completamente il suo sogno. Alla domanda se sia un caso che il cosiddetto sistema Paratici sia scoppiato dopo la sua partenza Marotta ha risposto: “ miei anni in bianconero fanno parte del passato e non posso che avere ricordi positivi. Non entro nel merito” Alla domanda se rientrerebbe alla Juventus, che è in fase di ricostruzione, Marotta ha risposto di essere contento del percorso fatto e di trovarsi bene all’Inter dove è concentrato per contribuire a nuovi successi.

Non solo calcio, l’AD parla delle sue ambizioni extra sportive.

Racconta poi dei trofei ai quali più legato che sono la promozione dalla B con la Sampdoria, il primo scudetto con la Juve e quello i due stagioni fa con l’Inter. Ha anche confessato che gli è stato chiesto anche di entrare in politica, mondo nel quale vorrebbe accedere da tecnico e senza tessere di partito. Vorrebbe solo offrire il suo apporto in termini di competenza ed esperienza. Lui si definisce un moderato di centro e a tal proposito lo chiavano il Kissinger del calcio.