Skriniar ha fatto la sua scelta. Da rispettare, così come lo era quella della società, che in estate aveva deciso di metterlo sul mercato per questioni di bilancio. A parti invertite non si può andare contro l’ex capitano nerazzurro.
È una questione di coerenza. Le bandiere – Marotta dixit – non esistono più. Il calciatore ha scelto ciò che ritiene meglio per la propria carriera, la società valuterà le alternative. Nel frattempo, amici come prima. A giugno, una bella stretta di mano e tanti saluti a Skriniar.
Nel giorno in cui la società ufficializza l’addio del “c’eravamo tanto amati” Milan, ecco che chi lo sostituisce – Matteo Darmian da Legnano – si prende Milàn con un gol che spinge l’Inter alle semifinali di Coppa Italia.
Inzaghi si conferma una sentenza per Gasperini. Le partite da dentro o fuori sono le sue, gli altri debbono farsi da parte. L’Atalanta è una lepre in campionato, corre lanciata alla conquista di un posto in Champions League. Nelle sfide ad eliminazione diretta fatica a ruggire e si trasforma in un tenero gattino arruffato di Amedeominghiana memoria. Le motivazioni dell’Inter, il maggior piglio e la naturale predisposizione a disputare gare di questo tipo hanno avuto la meglio. D’accordo, Parigi avrà la Tour Eiffel, ma vuoi mettere la Madudina quando si colora di nerazzurro?
Darmian. Chiamatelo Mister Efficienza. Esterno di centrocampo o difensore centrale, il prezioso Matteo non delude mai. Onore alla sua infinita umiltà. Jolly con licenza di fare gol.
Calhanoglu. Si prende il centrocampo e detta i tempi come un navigato direttore d’orchestra. Inzaghi come Pippo Baudo, potrà sempre urlare: “L’ho inventato io”. Come dargli torto? Calha regista è opera sua.
Mkhitaryan. Sontuoso nella fase di non possesso, illuminato in quella di possesso. Recupera preziosi palloni formando una diga invalicabile per la mediana del Gasp.
Dumfries. A un certo punto fa arrabbiare Barella. Il centrocampista sardo non è certamente noto per la sua pacatezza, ma l’esterno olandese avrebbe fatto perdere la pazienza anche a Sant’Ambrogio. Mancano le sue consuete sgroppate.
Chiffi: la sensazione è che all’Inter manchi un rigore. Non sempre impeccabile, tende a lasciare correre quando dovrebbe fischiare fallo e viceversa. L’ammonizione a Lautaro è la ciliegina su una torta mal riuscita. Voto: 5