Editoriale

Inter, incubo alle porte, Zhang e Marotta, se ci siete battete un colpo

Il big match di San Siro ha detto che i bianconeri hanno avuto corsa e lucidità superiori, che l’Inter ha giocato una partita generosa ma disordinata, priva di idee e di convinzione, senza mai riuscire a dare una impronta alla fase offensiva. La decisone di Chiffi e del Var di concedere un gol viziato da almeno due falli di mano volontari ha chiaramente condizionato la gara ma è arrivato al 23mo della prima frazione. Il tempo c’era per raddrizzare la barca, la convinzione e la gamba no. Colpa dei giocatori, colpa del mister, potremmo parlare per ore senza trovare la quadra.
E adesso? Vogliamo discutere per 15 giorni dello scandalo? Ok, ci siamo abituati fin dai tempi di Orsato e pure da prima. Servirebbe a qualcosa? Solo a farsi il sangue amaro ancora di più.

C’è un futuro oltre Chiffi

Adesso occorre guardare avanti, l’acqua passata non macina più. Il quarto di finale con il Benfica sarà bellissimo da vivere comunque vada, la prospettiva di una possibile semifinale contro Napoli o Milan è a due passi. Risultato straordinario solo a pensare a come fu accolto il girone eliminatorio con Barca e Bayern.
Ma giunti a questo punto occorre focalizzare l’obbiettivo irrinunciabile della stagione: il quarto posto in campionato. Fallire la Champions del prossimo anno sarebbe il baratro che imporrebbe lo smantellamento della squadra e delle ambizioni. Lo scenario sarebbe quello di 3-4 anni da incubo, una ricostruzione da zero senza peraltro la possibilità di investire.

Parlano i numeri

9 sconfitte dopo 27 partite sono un dato incontrovertibile, nelle 11 partite che restano per finire la stagione ci sono tra le altre una Fiorentina in buona forma, Lazio, Roma, Napoli, Atalanta, Torino. Una proiezione verosimile dice 12 su 38 a fine stagione senza raccogliere un punto. Difficile immaginare il quarto posto a meno di suicidi collettivi tra i competitor.
Come se non bastasse appare evidente che Inzaghi l’anno prossimo non sarà più sulla panchina dell’Inter, le voci di dissensi profondi con la dirigenza sono forti e coincidenti. Lo stesso dicasi per alcuni giocatori come Skriniar e Dumfries destinati a salutare Milano. I segnali per un fine stagione da incubo ci sono tutti. A meno che…

E’ il tempo della società

A meno che Zhang e Marotta facciano quel che non hanno fatto fino ad oggi. Guardare i giocatori nelle palle degli occhi. I giocatori, non più solo lo staff tecnico. Sono loro che fanno (leggasi Barcellona, Napoli, Porto) e disfano (Sampdoria, Empoli, Spezia). Sono loro che vanno in campo a trotterellare o a sputare sangue. Poche e sentite parole: due mesi per remare tutti dalla stessa parte. In poche parole esercitare il loro ruolo di datori di lavoro mettendo ognuno di fronte alle proprie responsabilità.
Poi saranno le esigenze di bilancio a decidere il via libera per tutti in caso di quarto posto mancato, oppure per molti, ma non per tutti, se potranno restare a godere delle bellezze di Milano, di San Siro, dell’Inter e della sua maglia.
E’ la società che deve metterci la faccia adesso, Inzaghi non basta più. Né per protestare contro decisioni arbitrali tossiche né, tantomeno, per gestire uno spogliatoio esplosivo ma che può ancora costruire emozioni forti e positive. Spetta a Zhang, fra una gita in Lamborghini e una udienza in qualche tribunale, spetta a Marotta, che a Torino sapeva come usare bastone e carota. Spetta a loro, perché Inzaghi ha tante responsabilità ma le loro non sono da meno.