L’Inter batte la Juventus in semifinale di Coppa Italia per la prima volta nella sua storia e approda alla finalissima di Roma. Una partita non spettacolare ma che i nerazzurri hanno meritato di portare a casa assieme alla qualificazione all’atto conclusivo, legittimata anche alla luce del doppio confronto con i bianconeri. L’uomo delle coppe è senza dubbio Simone Inzaghi. Il mister, dopo aver centrato la semifinale di Champions, cesella un altro prezioso nella sua personalissima bacheca.
La vittoria passa per i piedi di Federico Dimarco, che sì, lo avrà anche promesso da bambino, ma poi per mantenere la promessa devi farti il mazzo e, magari, convincere il mister a farti giocare nella posizione per la quale sei nato. Poi ci sta anche che fai un gol con un tocco alla Mágico González. E poco importa se per fortuna o con intenzionalità, perché, appunto, l’hai promesso da bambino e quindi mica puoi andare tanto per il sottile e fare lo schizzinoso, quando l’unica cosa che conta è che vada dentro.
In una serata in cui la nenia festosa del trionfo si staglia negli occhi felici dei nerazzurri, la nota stonata arriva sguaiata da Allegri, che nel sottopassaggio non brilla certo per eleganza e signorilità. Il tecnico bianconero, che ultimamente sputa veleno pure agli angioletti, attacca Marotta e Baccin, augurando all’Inter – che per lui è sgradevole e repellente – di arrivare sesta. Livore e rabbia non sono mai la soluzione, a maggior ragione se sulla tua testa pende una spada di Damocle che potrebbe toglierti di nuovo quello che ti ha ridato qualche giorno fa.
Tra le cose inspiegabili del calcio c’è questa Inter double face: bella e decisiva quando in ballo c’è la qualificazione, sonnecchiosa e antipatica sui binari lunghi del campionato. Nonostante 11 sconfitte e la sesta posizione attuale non siano un buon viatico per squadra e Inzaghi, il cammino in Coppa Italia e In Champions è esaltante. L’Inter è questa: dolceamara, contrapposizione di una quotidianità ignota, incognita perenne, enigma irrisolvibile. Un’infinita scommessa al rialzo nella sfida a un avversario senza identità. Forrest Gump direbbe che L’Inter “è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.”