Editoriale

Inter, un mercato tra risorse limitate e narrazioni assurde. Quale futuro per i nerazzurri?

Altro giro, altra corsa. Da qualche sessione a questa parte, il mercato dell’Inter sta diventando estenuante per dirigenti e tifosi, alle prese – i primi – con risorse di mercato limitate, per non dire nulle e – i secondi – con narrazioni al limite del fantasioso. Una situazione che, sicuramente, non fa bene all’ambiente e che, in questa fase, rischia anche di rappresentare una “pericolosa” sliding door per quanto riguarda la competitività della squadra in vista della prossima e delle successive stagioni.

I nerazzurri, in questa sessione, hanno deciso di intraprendere – in maniera più o meno consapevole – un percorso di rinnovamento della rosa, salutando giocatori che, al netto del pensiero di alcuni tifosi, si sono rivelati importanti in termini di ‘spogliatoio’ e ingaggiandone altri che hanno permesso di ringiovanire l’organico e di abbassare quei costi tanto cari al presidente Steven Zhang – oltre che all’UEFA, visto il nuovo accordo sul settlement agreement.

L’estate nerazzurra è partita con la bomba Romelu Lukaku. Il giocatore belga, da tempo, flirtava con gli acerrimi rivali della Juventus, scontento per il poco utilizzo concessogli da Simone Inzaghi al momento del suo ritorno in campo, così come pare sia stato scontento delle voci che avrebbero messo in dubbio il suo riscatto nel periodo del suo lungo infortunio. Mettendo da parte il comportamento del giocatore – che ancora una volta si è rivelato essere un perenne sconfitto che è riuscito ad affermarsi e non solo per quanto fatto con l’Inter (lecita la scelta di andare dove vuole, molto meno le modalità con cui l’ha “manifestata”) -, la dirigenza si è dimostrata eccessivamente sicura, così come fatto l’anno scorso per Dybala e Bremer, dimostrando di non aver imparato nulla.

E, dunque, la ricerca di alternative è sembrata più una ricerca a tentoni che secondo logica, un perenne “vorrei, ma non posso” – e, di fatto, nessuno è arrivato ad oggi. Morata troppo caro, Taremi idem, su Balogun ci si prova, ma è parecchio complicato visto che l’Arsenal, lecitamente, spara alto (poi, si vedrà), Beto non è un profilo adatto ad essere un potenziale titolare in nerazzurro. Insomma, tanta confusione sotto al cielo. Il profilo giusto era stato trovato in Scamacca, ma il giocatore (anche qui, lecitamente) ha preferito il progetto Atalanta, piuttosto che quello interista. E man mano che le alternative sfumano, quella successiva diventa “la prima scelta di Inzaghi”.

Il tecnico interista non sarà affatto contento della situazione. E come poterlo essere. Chi pensa ad un Inzaghi aziendalista, credo che scambi il modo di comunicare davanti alla stampa (che può piacere o meno), con quanto realmente pensato e detto vis à vis. Inzaghi sa benissimo cosa vuole dal mercato e, quindi, anche chi è il giocatore che vorrebbe come attaccante. Il rischio, come accaduto la passata stagione, è che tutte le conseguenza di questa situazione ricadano nuovamente su di lui e che il tifoso nerazzurro ci ricaschi ancora una volta.

Inzaghi sapeva bene anche chi sarebbe dovuto essere il suo nuovo numero 1. Detto che l’allenatore non avrebbe mai voluto cedere Onana, Sommer e Trubin sono sempre state le prime scelte. Il secondo non dovrebbe arrivare (quantomeno quest’anno), il primo è atteso, dopo una trattativa estenuante e narrata in maniera molto vicina ai limiti dell’assurdo, a inizio settimana. Il tira e molla del “clausola sì e clausola no” non convince affatto. Si è arrivati a scrivere addirittura che l’Inter abbia pagato 6 milioni di euro (cifra prevista dalla clausola), ma non a pagare la clausola. Era difficile dire che i nerazzurri non avrebbero mai voluto pagare quei soldi, provando a giocare al ribasso? Era difficile dire che il Bayern non si è mosso di una virgola dalla valutazione fatta? Era difficile dire che ci si ridotti ad arrivare al 5 agosto senza che Inzaghi potesse lavorare con il “suo” nuovo portiere? Era difficile dire che ci si è accordati per una via di mezzo, pagando l’intera clausola, anche se in due rate? Insomma, anche la narrazione vende fumo negli occhi.

Oltre a tutto questo, bisogna anche fare delle valutazioni, per così dire, a lungo termine (e “a lungo termine” riguarda più le uscite, che le entrate, vista la situazione). Perché l’anno prossimo ci sono da pagare gli obblighi di Frattesi e Samardzic (in attesa dell’ufficialità). E dunque, visto il mercato a costo 0 o in attivo, dovranno esserci ancora sacrifici. I nomi rimasti, sono quelli di Bastoni, Barella e Lautaro. Anche ieri, l’agente del Toro, ha parlato sostenendo quanto l’argentino sia legato ai nerazzurri, ma ovviamente e giustamente, vuole capire i programmi e la competitività futura del club, oltre che quali saranno le cifre di un eventuale rinnovo.

Anche qui, e la domanda vale per tutti e tre i giocatori citati, ci sono degli interrogativi: fino a quanto potranno tollerare questa situazione? L’Inter riuscirà mai a scavallare una certa quota di ingaggio, che possa essere al pari delle big d’Europa? L’Inter sarà all’altezza dello status internazionale raggiunto da questi giocatori? La risposta, in questa fase storica, sembra immediata. Ma è meglio non fare il passo più lungo della gamba.

In tutto ciò, le colpe principali o le responsabilità, ancora una volta, non sono da addossare a dirigenza e allenatore (che, per carità, come scritto anche sopra, hanno commesso e commetteranno errori, ma vivacchiano in una situazione assurda, offrendo al massimo la loro professionalità). Il pesce puzza sempre dalla testa. E la testa parla addirittura di rifinanziare il prestito con Oaktree. Dirigenti e (probabilmente, in attesa del rinnovo) allenatore dovrebbero cessare, da contratto, il loro rapporto con il nerazzurro nel 2025. I tifosi no. E gli stessi tifosi attendono risposte. Quale futuro per l’Inter?