Zhang e dirigenza, va bene tutto, ma ci vuole rispetto per la storia dell’Inter e i suoi tifosi
La questione inerente a Lazar Samardzic sta tenendo banco in casa nerazzurra. Un giocatore di fatto acquistato da parte del club nerazzurro e per cui mancava quella che, generalmente, la stampa definisce “solo l’ufficialità”. Poi, l’impensabile. Flussi di notizie contrastanti, con la società di viale della Liberazione che ha comunicato come fossero cambiate le condizioni da parte degli agenti e l’entourage del giocatore, che nel frattempo aveva deciso di esautorare la manager Rafaela Pimenta, che parla di dissapori con la stessa. Tutto ciò, dopo aver fatto svolgere a Samardzic le visite mediche di rito.
Una situazione paradossale in cui, l’Inter, aldilà dell’eventuale fine positiva della trattativa, non ne esce affatto bene. E questa è solo l’ultima delle telenovele estive in cui la società nerazzurra va incontro a una figuraccia, nelle ultime tre sessioni di calciomercato. Due anni fa, dopo l’addio di Conte, fu la volta delle cessioni di Hakimi e Lukaku per “mettere in sicurezza il club”. Poi, i clamorosi errori di gestione delle trattative con Bremer e Dybala. Addirittura, successivamente, spendendo dei soldi per il ritorno di un giocatore – Lukaku – che l’anno prima ha deciso di lasciare Milano – anche se, vista la situazione economica, in viale della Liberazione non si saranno stracciati le vesti. Un giocatore che è rimasto di proprietà di un’altra squadra e che – ma qui il senno del poi non puoi mai averlo – ha giocato un quarto della stagione e iniziato a flirtare, non rispondendo al telefono e non mettendoci la faccia, con gli acerrimi rivali – occhio, anche qui: bastava dire di non voler tornare, decidere di andare altrove è un proprio diritto.
Infine, come anticipato, la vicenda Lukaku, quella di Samardzic e le varie trattative mimate per l’attaccante. Insomma, nulla che il tifoso nerazzurro non abbia già visto negli ultimi anni, ma di cui inizia seriamente a stufarsi. Perchè va bene tutto, ma certe cose iniziano a non andare più giù. Perchè, già dall’anno scorso, ma a maggior ragione quest’anno, parlare di scudetto vuol dire illudere e prendere in giro una piazza. Perchè parlare di squadra che sarà sempre competitiva nell’ottica di una decrescita felice – cosa impossibile da applicare alla lunga – vuol dire non essere minimamente chiari nei confronti di chi, ogni anno, riempie lo stadio.
Oramai lo sanno anche i sassi, la situazione economica dell’Inter non permette troppi voli pindarici, tutt’altro. Proprio per questo, le responsabilità e le colpe di certe scelte e di certe decisioni, vanno ripartite tra proprietà e dirigenza. Alla proprietà si imputa un gestione talvolta discutibile in certe scelte. Perchè se è vero, come è stato ripetuto, che il Covid ha danneggiato la società – verissimo -, è altrettanto vero che limitare tutto alla pandemia è esagerato. Si pensi, ad esempio, le buonuscite date a tanti calciatori per lasciare la squadra. Volendo usare l’ironia, parafrasando una citazione di un celebre film letta da un utente sui social, “all’Inter ti pagano due volte: quando arrivi e quando te ne vai”. Per non parlare delle comparizioni davanti alle telecamere nel momento in cui bisogna prendere gli onori (la vittoria della Supercoppa, della Coppa Italia o il raggiungimento della finale di Champions), ma non quando ci sono voci fastidiose sul futuro del tecnico in panchina.
Alla dirigenza, invece, si imputa altro: basti pensare alla comunicazione degli obiettivi stagionali, quello scudetto per cui magari l’Inter potrà competere, ma che non rappresenta la squadra favorita – specie se, come pare, non dovesse arrivare una punta di livello. Si pensi anche alla gestione della trattativa per il (mancato) rinnovo di Skriniar, a cui poi è stata addossata tutta la colpa, come è sempre accaduto in questi frangenti (anche se ancora delle parole promesse sulla questione, nemmeno l’ombra). O, ancora, mimare delle trattative realmente mai esistite (dove sono i 40 milioni stanziati per Lukaku? Perchè non si hanno anche per altre trattative? Perchè puntare a giocatori che hanno cartellini esorbitanti, senza avere un euro?).
Senza dimenticare l’aver messo un allenatore come Inzaghi alla gogna per i risultati avuti in campionato, per poi ritrattare tutto dopo aver raggiunto la finale di Champions. Dov’era la protezione nei momenti difficili? Se tutto questo è fatto per placare il tifoso, il risultato rischia di divenire il contrario. Il tifoso non è razionale quando tifa, ma lo è quando analizza. Il tifoso sa qual è la situazione, se non nei dettagli, sicuramente per poter affermare che non ci sono soldi. Il tifoso vuole solo chiarezza e verità. Che non è dire “dobbiamo vincere lo scudetto”, perchè l’Inter ha meno armi rispetto ad altri per farlo.
In tutto ci vuole rispetto. E la proprietà e la dirigenza devono averlo non solo nelle azioni – nessuno mette in dubbio dell’impegno e della professionalità -, ma anche nelle parole. E qui, questo, è venuto meno. Non lo merita la storia dell’Inter. Non lo meritano i suoi tifosi.