(Inter) Di cosa vogliamo parlare dopo il quinto derby stradominato, una partita senza partita, terminata come ai vecchi tempi sulle note di “tutti a casa ale”? Di quanto è bravo Inzaghi? Di quanto è forte Thuram?
No, di questo abbiamo già letto e ascoltato di tutto e di più, voglio parlare dei milanisti. Non del Milan, lo ha già fatto Pioli nella maniera migliore, “loro sono più furbi” ha detto. Lo ha fatto per non dire che siamo più forti ma va bene lo stesso, finchè incontriamo squadre di ingenuotti ben venga.
Voglio soffermarmi sui milanisti, quelli di ieri allo stadio e quelli di oggi sui media, una categoria oltremodo interessante da un punto di vista socio-sportivo.
Partiamo dalla coreografia della Curva Sud. Simpatica, anche bella a vedersi, il “Circo Internazionale” con la maga che ci dà il due di coppe della Champions. Immagine ben fatta, colorata, rispetto alla quale ha rischiato di passare inosservata la bandiera turca sulla sinistra.
Nell’ambito dello sfottò tutto è ammesso, niente era di cattivo gusto. Solo una osservazione dedicata agli ultras rossoneri. Magari loro non lo sanno ma quella mezzaluna bianca su sfondo rosso ha segnato l’inizio della quinta sinfonia di Inzaghi del 2023. La terza e la quarta erano servite per assicurarsi il biglietto per Istanbul, quella di ieri nasce proprio là, sul Bosforo, dove l’Inter ha perso la Champions ma ha vinto (definitivamente pare) la convinzione di non essere inferiore a nessuno, la consapevolezza di una dimensione mentale prima che tecnica che rappresenta il primo bagaglio indispensabile per chiunque voglia competere per i vertici, specie in Europa. Andate a chiederlo a Pioli o a mister Cardinale quanto avrebbero voluto vedere, vivere, toccare con mano quella bandiera turca il 10 giugno scorso, al di là di qualsiasi risultato finale.
E giusto per non infierire, cari amici milanisti, noi dall’Ataturk siamo tornati a mani vuote, qualcuno tornò nel 2005 con gli incubi nella capoccia. Perché perché, 3 a 1, 3 a 2, 3 a 3, do you remeber…? Se avete cambiato idea sulla Turchia buon per voi, vi è bastato poco.
Seconda osservazione dedicata ai soloni in servizio permanente effettivo h24, quelli che dispensano lezioni di morale urbi et orbi a loro convenienza. Carlo Pellegatti è un giornalista serio e navigato. Probabilmente la manita di ieri sera lo ha distrutto visto che non ha voluto commentare quanto accaduto in campo nei 95 minuti ma solo un episodio, anche banale se vogliamo. Frattesi che prima ammutolisce Krunic, poi gli sventola le 4 dita sotto il naso dopo un diverbio. Come Totti alla Juventus tanti anni fa. Proprio l’ex Sassuolo 30 secondi dopo metterà la quinta ciliegina sulla torta.
Le parole di Pellegatti sembrano scendere dall’Olimpo di una divinità profanata da quelle 4 dita e la punizione si annuncia terribile.
“Siamo a Milano, tanti campioni hanno indossato la maglia del Milan, tanti campioni hanno indossato la maglia dell’Inter, ma siamo a Milano. La città che ti dà la mano alla fine della partita e non va bene. Questo è il mio pensiero. Gli dedicherò un bel video al signor Davide Frattesi, che è arrivato da poco a Milano. Siamo a Milano, città dove i tifosi in Viale Caprilli vanno insieme a vedere la partita”.
Anche Giovanni Capuano si è sentito offeso da Frattesi, un altro che, non è dato capire perché, si sente l’Unto del Signore.
“Frattesi farà bene a mettersi in fretta sulla linea d’onda del derby di Milano. Che è aspro, spesso di alto livello, pieno di colore e sfottò ma anche unico visto che in linea di massima giocato in una città che sa rispettare anche chi perde e non solo celebrare chi vince”.
“In linea di massima” dice. Ecco, appunto. Non si hanno tracce di analoghe intemerate nei confronti di Ibrahimovic che incitava le offese a Calhanoglu sul pulmann dello scudetto 2022, non si hanno tracce delle loro incazzature quando la rosa al completo sullo stesso pulmann intonava “interista vaffanculo”. E ancor meno ricordi di loro scritti di ribellione quando Calabria alzò il dito medio al pubblico nerazzurro o quando Ambrosini esaltò il popolo rossonero con lo storico striscione che ci invitava a metterci lo scudetto tra le chiappe.
Certo 5 gol sul groppone in un derby pesano maledettamente lo capiamo bene. Ma è calcio, lasciate le cose del calcio nella dimensione del calcio, ergendosi a tutori della morale trasformandole in etica da tre soldi e a seconda delle convenienze si rischiano solo figure cacine.
Ne abbiamo già fin troppa di gente che pretende di insegnarci a vivere, in casa nerazzurra la nostra storia fatta di vittorie eclatanti e sconfitte sanguinose è il miglior maestro di vita che potevamo chiedere, figuriamoci se abbiamo bisogno di Pellegatti e Capuano.
State sereni amici tifosi e giornalisti milanisti, la vita continua, da domani potete tornare a sorridere. Almeno fino al 21 aprile del 2024.