Editoriale

Nonno Josè, il vero vincitore di Inter Roma è San Siro

Durante il viaggio di ritorno leggevo le  dichiarazioni di Mourinho nel post partita e ho avuto la conferma di quello che era nell’aria da tempo: sta invecchiando anche lui, lo si capisce non solo e non tanto dalla capigliatura incanutita dal tempo ma dal suo modo di raccontare le cose.

Non è più lo Special One che dominava i giornalisti, che li portava al guinzaglio dove voleva lui. I più intelligenti stavano al suo gioco a denti stretti molti altri non si rendevano neanche conto di quanto li stesse sfottendo.

Un fratello che diventa un nonno

Il tempo gli ha sottratto l’ironia, il senso della provocazione, oggi riesce solo a lamentarsi. Del calendario, delle ammonizioni, dei fischi. Il tempo gli ha sottratto anche la lucidità dello stratega in campo. La sua Roma è stata la peggiore squadra vista a San Siro fino ad oggi, un catenaccio triste, innocuo. Lo specchio del suo allenatore che una volta dominava il mondo con il 35% di possesso palla, oggi con la stessa tattica rimedia pallonate nelle gengive.

Ha una sola scusante, le assenze di Abraham, Dybala, Smalling, Pellegrini, Spinazzola sono pesanti in una rosa come quella giallorossa. Ma gli infortuni toccano a tutti più o meno, se la Roma nel primo tempo non ha passato la metà campo e nella ripresa (quasi) pure Josè non può attaccarsi solo agli infortuni.

Invecchia anche lui, come tutti noi, una realtà amara per chi come me lo ha sempre considerato come un fratello. Sta diventando un nonno ma anche ai nonni si vuole bene, eccome.

2 protagonisti inattesi

La partita ha detto che l’ 1 a 0 è già un regalo per Mou e i suoi, risultato striminzito e bugiardo come pochi altri. Il partitone di Thuram e Dumfries lo abbiamo visto tutti, gli altri sopra la sufficienza. Ma due protagonisti inattesi meritano un cenno. Sommer poteva giocare in ciabatte fino al 20mo della ripresa, spettatore non pagante. Poi quel balzo a togliere di porta il colpo di testa di Cristante, decisivo per evitare una beffa che sarebbe stata sanguinosa. E poi Asllani, un quarto d’ora giocato con una personalità che fa ben sperare. Prima un tiro fuori di poco poi il tracciante di 50 metri recapitato sul sinistro di Dimarco per permettergli l’assistenza per il gol di Thuram.

Il vero vincitore è San Siro

E infine il protagonista principale della serata, San Siro ed il suo pubblico. Chi temeva gesti inconsulti di rabbia e razzismo contro Lukaku è stato pagato con la moneta giusta. Entusiasmo alle stelle, fischietti, app del cellulare, dita in bocca tutto è servito per ricordargli che la meschinità non abita da queste parti. Non c’è stato neanche bisogno, il belga ha toccato 10 palloni o poco più, un ectoplasma. Quando Dumfries se lo è mangiato ed è andato via palla al piede il Meazza è saltato come per un gol. Ironia e sberleffi uniti a civiltà e senso della misura, i 75mila e passa hanno dato una lezione a tutti, soprattutto alle fattucchiere di TV e giornali che non aspettavano altro che un gesto inconsulto o un coro sbagliato per sciacquarsi la bocca parlando di discriminazione e stadio da chiudere. Per parlare di violenza e di stupidità del calcio ieri gli è rimasta la Francia e Marsiglia. 2 a 0 per il tifo nerazzurro e tutti a casa alè…