Inter corsara a Bergamo, Milan sconfitto dall’Udinese e sommerso dai fischi a San Siro.
Viene da ripensare all’estate scorsa. Il mercato rossonero magnificato urbi et orbi, l’algoritmo di RedBird spacciato come la nuova frontiera di una proprietà moderna e iperefficente per individuare i migliori sul mercato al prezzo migliore. Nel frattempo Marotta e Ausilio facevano di conto ancora con il pallottoliere cinese, tanto per i parametri zero basta pure quello. Bella idea cacciare Maldini e Massara pensando che l’intelligenza artificiale possa fare meglio di quella umana. In tanti settori magari si, nel calcio non è proprio cosa. Il Milan sta a meno sei, il Tolosa, altra squadra di RedBird gestita telematicamente è terz’ultima in Francia. Arriverà Ibrahimovic a supportare (o delegittimare) Pioli? Magari poi vinceranno tutto, ma a casa nostra questo si chiama mettere una toppa, altro che modernità. Ergo, tenetevi pure i vostri file l’Inter si tenga stretti Zanetti e Ausilio.
A Bergamo in troppi pensavano di portare i crisantemi anche a Inzaghi e ai suoi ragazzi. C’era tutta Italia a gufare, quella dei tifosi e quella degli addetti ai lavori. Sorry, sarà per un’altra volta, il buon Gasp torna nello spogliatoio fradicio e ancora una volta con le pive nel sacco.
Allena l’Atalanta dal 2016, in questi 7 anni ha incontrato l’Inter 17 volte tra campionato e coppe, ne ha vinte solo 2, ne ha perse 8 e pareggiate 7. Ha tutte le ragioni per sentirsi figlio di un Dio minore quando il calendario gli mette davanti l’Inter.
Aspettiamo le sue solite frecciate velenose, puntuali come le tasse, ormai ci siamo assuefatti.
Oppure avrà il buon senso di tacere una volta tanto, visto che Kolasinac e compagni hanno picchiato come fabbri per 90 minuti più recupero?
E magari visto anche che la partita è stata in bilico fino alla fine solo per la decisione dell’arbitro Sozza che non vede il fallo su Dimarco da cui nasce il gol di Scamacca?
In altre partite il VAR avrebbe vivisezionato l’accaduto, sospeso il match per 14 minuti e poi avrebbe chiamato Sozza a cambiare opinione. Ma anche ieri Marelli ci ha spiegato che non è “chiaro ed evidente errore” dell’arbitro, facciamo finta di crederci solo perché i tre punti sono arrivati lo stesso.
E’ stata una bella Inter? Forse no, ma è stata una squadra lucida, matura, razionale, che ha retto bene l’impatto con l’aggressività e con il pressing feroce dei bergamaschi senza scomporsi più di tanto.
Una squadra che riesce a superare senza danni anche serate in cui qualche protagonista non è al 100%. Barella ha il fiato lungo e le idee corte da tempo, Dimarco è in riserva, sei mesi fa avrebbe spazzato la palla senza farsi aggredire e andar giù come un sacco di patate sulla spinta di Lookman. Ieri sera anche Dumfries è stato contenuto bene e non ha avuto modo di supportare la fase offensiva come al solito.
Poi arriva la meravigliosa genialata di Calhanoglu (chissà se l’algoritmo lo avrebbe perso a parametro zero) ad ispirare la generosità di Darmian per procurarsi il rigore.
E poi Lautaro. Un attaccante che in mezzo ad una partita non appariscente (come Thuram d’altronde) ti piazza un gioiello sul secondo palo non ha fatto il suo ha fatto di più.
A ben guardare da Bergamo arrivano due segnali importanti.
Il primo è che qualche calo di concentrazione in una stagione asfissiante è fisiologico, Sassuolo e Bologna sono lì a ricordarlo. Ma quando lo standing dell’avversario e della posta in palio si alzano l’Inter è rogna per tutti, in Italia ed in Europa.
Il secondo arriva a fine partita. L’infortunio di Pavard non impedisce al francese prima di andare ad abbracciare i compagni festanti per il raddoppio e a fine partita sotto la curva interista ad esultare coi tifosi e rassicurarli. Quando il DNA di un gruppo è questo c’è solo da applaudire chi lo ha messo su e chi lo gestisce.