Inter, a Lisbona colpe e meriti di tutti, Inzaghi compreso
(Inter) Doveva essere una serata tranquilla, senza troppi patemi d’animo, ci hanno fatto ricredere anche stavolta.
Colpa e merito di chi è andato in campo ma soprattutto di Inzaghi.
8 cambi rispetto a Torino sono troppi anche per una partita di relativa importanza. Poi arriva il mezzo passo falso della Real Sociedad con il Salisburgo e allora i rimorsi aumentano. Dopo essere stati sotto di tre gol gli ultimi 10 minuti sono passati pensando che si poteva arrivare al match con gli spagnoli del 12 dicembre con due risultati utili su tre per agguantare il primo posto del girone. E se quella sventola di Barella fosse stata più fortunata saremmo qua oggi a parlare di partita epica.
Con 8 cambi metti in campo una squadra completamente nuova, costretta ad inventarsi il modo di stare in campo, tanto più che con le 5 sostituzioni le rotazioni iniziali potevano essere amministrate diversamente.
Poi in campo non va il mister ma i giocatori, con tutte le giustificazioni del caso il loro atteggiamento nel primo tempo è stato pessimo. Il 3 a 0 di Joao Mario nei primi 34 minuti aveva il sapore di una debacle incompatibile con l’immagine di un club con ambizioni di vertice anche in Europa. Snobbare le coppe europee in genere è roba da mentalità provinciale, snobbare un impegno Champions è colpa gravissima.
La svolta nell’intervallo
Nell’intervallo Inzaghi dimostra di avere i marroni giusti al posto giusto. Non cambio nessuno adesso tornate in campo tutti e date una sterzata alla serata, questo più o meno il discorso del mister alle 11 ombre che avevano pascolato in campo nei primi 45 di gioco.
E’ stata la scintilla che ha rivitalizzato neuroni e gambe. Il gol di Arnautovic è stato l’episodio che ha acceso la miccia, da lì in poi la musica è cambiata, gli undici del primo tempo hanno capito che c’era un lavoro comunque importante da fare, almeno per evitare la figuraccia colossale.
Al gol di Frattesi, tra l’altro splendido per costruzione e finalizzazione, si è capito che c’erano i prodromi per l’impresa, poi è arrivato Thuram e sul Benfica è sceso il diluvio (non solo meteorologico).
Stare sotto di tre gol dopo mezz’ora e alzarsi a fine partita con l’amaro in bocca è roba da Inter, da pazza Inter. Fine della ricreazione, fine degli esperimenti, domenica si va a Napoli, c’è un lavoro importante da fare.