Inter, a tutto Sanchez: il cileno parla della sua carriera. E sullo spogliatoio…
Inter, Sanchez parla di sè. Uno dei protagonisti della clamorosa rimonta in casa del Benfica è stato sicuramente Alexis Sanchez. Il Nino Maravilla, con il rigore trasformato, ha permesso ai nerazzurri di agguantare il pari e di evitare la sconfitta. Il cileno, intervistato da Dazn per la trasmissione New Brothers, ha parlato di tanti aspetti della sua carriera e di molto altro. Ecco le parole di Sanchez.
Sugli inizi: “Ho cominciato a 6-7 anni, mia mamma mi ha trasmesso questa passione. Lei è stata calciatrice, faceva parte di un gruppo di donne molto forte. Gioco ancora con lei a casa, era attaccante ma giocava anche in mezzo al campo”.
Sugli altri sport che gli piacciono: “Sono 1,70, ma giocavo a basket (sorride, ndr). Mi piace anche il tennis, la Formula 1 non mi piace guardarla”.
Su quando ha capito che sarebbe diventato professionista: “Da bambino, sempre. Non so cosa avrei fatto, se non fossi arrivato. L’attore? Penso di sì, ho recitato in un film ‘Il mio amico Alexis’ dove ho interpretato me stesso”.
Sul film preferito: “Mi piace molto Rocky Balboa, un guerriero”.
Sui ruoli in cui ha giocato: “Ho sempre fatto l’attaccante, prima a destra e poi a sinistra. Ho fatto anche il nove, insomma potevo giocare in tutti i posti dell’attacco”.
Sul primo stadio in cui ha giocato: “Credo a Calama, quando avevo 15 anni”.
Sul primo regalo legato al calcio: “Degli scarpini. Un giorno dopo Natale me le hanno regalate, ero il bimbo più contento del mondo. Andai a giocare sul cemento, anche se non si poteva”.
Sul momento più complicato: “Non c’è un momento difficile, si possono imparare delle cose da una finale persa, per esempio. Nel calcio le lezioni sono una parte del percorso, come gli infortuni”.
Sull’insegnamento più importante ricevuto: “A un giovane puoi dire tante cose, ma deve imparare da solo anche sbagliando”.
Sulla nazionale cilena: “Non realizzo ancora ciò che ho fatto per la Roja. Sono quello che ha fatto più gol e assist, non mi è mancato nulla. Sono ancora un giocatore del Cile, non penso a quello che ho fatto in passato. Sono ancora in forma, mi sento benissimo. Un giorno dirò: ‘spero che qualcuno superi i miei record'”.
Sul simbolo del leone che utilizza spesso: “Non mi piace tutto quello che fa il leone, ma la sua presenza. Si dice che l’elefante quando guarda il leone sa che quest’ultimo ha fame e lo rispetta pur essendo più grande. Il leone dorme tutto il giorno, ma quando ti prende…”.
Su un suo pregio: “Io sono una persona che ti dice subito se non mi piace una cosa: bianco o nero. Sono come mi vedi, mi piace essere sincero, diretto”.
Sulle sue caratteristiche come giocatore: “Furbo e ho visione di gioco”.
Sullo spogliatoio: “Quando c’è una concorrenza buona, la squadra va avanti”.
Su cosa serve di più tra talento e determinazione: “Tutte e due. Io ho talento, ma per come è il calcio ora serve anche la determinazione”.