Dopo Juventus Inter si diceva che la partita di Napoli sarebbe stata tatticamente più semplice per i ragazzi di Inzaghi. E’ andata proprio così.
La sfuriata iniziale nel primo tempo, durata 30/35 minuti, ha fatto più danni alle gambe dei partenopei che non ai nerazzurri che si sono difesi con ordine, senza mai andare in sofferenza totale. Tanto impegno e un pressing forsennato hanno prodotto la miseria di due tiri da fuori area, Sommer si è guadagnato la pagnotta alla grande sul primo, su quello di Politano la traversa lo ha aiutato ma la sua manona era proprio li.
Poi Calhanoglu ha tirato fuori il coniglio dal cilindro e al Maradona si è spenta la luce.
La ripresa ha detto quel che doveva dire, quando il Napoli è andato in riserva (quasi subito) l’Inter è stata in grado di aumentare i giri del motore.
Inzaghi avrà sorriso in panca pensando a qualche critica letta per la formazione di Lisbona con millemila cambi. La ragione di quella scelta è stata abbagliante a Napoli.
Il raddoppio di Barella in modalità playstation ha confermato che in campo c’era chi dominava e chi ruminava calcio. Osimhen ha subito il trattamento che Acerbi ormai da mesi riserva a chiunque passi dalle sue parti senza guardare se sulla carta d’identità c’è scritto Halland o Lapadula.
Kvara tanto fumo e poco arrosto, un solo spunto su cui Sommer ha chiuso la saracinesca. La favola del georgiano somiglia alla carrozza di Cenerentola che a mezzanotte si trasforma in zucca. Quanto chiedeva De Laurentiis ? 150, 200 milioni? Il solito immenso Darmian lo ha annullato senza soverchi mal di pancia.
E’ stato bello leggere le pagelle dell’Inter. Per qualcuno migliore in campo Barella, per altri Sommer o Mkhitaryan, altri hanno detto Acerbi, ma non è mancato chi ha indicato Lautaro (anche se a secco una volta tanto) e Thuram che ha giganteggiato per 90 minuti e messo la ciliegina finale.
Io voto Barella, un gol da lustrarsi gli occhi, mette lo zampino anche sul primo di Calhanoglu, presenza continua e (finalmente) lucida a tutto campo e spesso va pure a triplicare su Kvara. Bentornato Nicolò. Quando c’è tanta varietà il significato è solo uno: la squadra è stata quasi perfetta in ogni settore, il resto è trippa per gatti.
E’ trippa l’incazzatura di Mazzarri che al rientro casalingo dopo 10 anni fa l’offeso e non parla alle Tv invece di sentirsi un miracolato e recitare davanti ai microfoni anche le lodi a San Gennaro.
E’ trippa (anche se molto signorile) la condanna del DS azzurro all’arbitro Massa. Sull’azione del primo gol Lautaro abbranca Lobotka, il fallo c’è (forse) ma nessun azzurro reclama. Passano 25 secondi prima che qualcuno si ricordi di quell’abbraccio, giusto il tempo di arrivare alla bomba di Calhanoglu. Massa era lì, ha visto ed ha giudicato, chi parla di chiaro ed evidente errore estinguibile dal VAR ha le idee annebbiate.Mazzarri e Meluso evidentemente in questi ultimi anni erano in altro affaccendati, giusto ricordargli che per un fallo simile (Giroud su Sanchez) l’Inter in pratica ha perso un campionato. Abbaiare alla luna quando si ha lo scudetto sul petto, 8 punti di distacco dalla vetta e hai vinto 2 delle 7 partite casalinghe (Udinese e Sassuolo, non City e Bayern) serve solo per ammansire una tifoseria delusa e arrabbiata.
E’ trippa la polemica per il mancato rigore a Osimhen, il piede di Acerbi sfiora la parte esterna della gamba del colosso nigeriano che va giù come fulminato alle spalle più che alle gambe.
Non è trippa invece l’atteggiamento di quella stampa che parla di aiuti e aiutini.
Una volta, quando si trattava di episodi di Juventus o Milan si chiamavano sviste, interpretazioni arbitrali, decisioni affrettate, errori in buona fede. Il vocabolario, ma non solo quello, cambia in funzione dei protagonisti. Cambia anche l’opinione, cambia il sentimento che si insinua nel lettore, operazione subdola ma che lascia il tempo che trova, ormai ci siamo abituati.
Contenti loro contenti tutti.
Anche noi contenti, per il 3 a 0 sotto il Vesuvio.
Buona trippa a tutti.