Inter, tra Roma e Madrid Inzaghi zittisce tutti
Alla fine ha avuto ragione ancora una volta Inzaghi. I dubbi sui troppi cambi di formazione con la Real Sociedad sono spazzati via dalla vittoria all’Olimpico e da un sorteggio di Champions non malvagio.
Nei 5 giorni intercorsi tra il pareggio con gli spagnoli a San Siro e la vittoria in casa della Lazio erano già riaffiorate critiche nascoste sotto al cenere dei risultati ma mai sopite del tutto. Lautaro e Thuram da un lato, la manina fatata di Terry nel sorteggio di Nyon dall’altro, hanno spento sul nascere ogni ardimento polemico.
A Madrid, ancora a Madrid
Allungo, fughina, passo avanti chiamatelo come vi pare. Fatto sta che almeno nel prossimo fine settimana eviteremo il tormentone della “Juve prima per una notte” scritto da tutti con molti di quei tutti che si auguravano che quella notte durasse fino a maggio. E come regalo di Natale anticipato un viaggio a Madrid a marzo a casa del Cholo Simeone, un amico da salutare sempre con piacere. Molto più che rendere visita a Ancellotti, a Thomas Tuchel o addirittura di nuovo a Pep Guardiola. Tra due mesi le condizioni di Inter e Atletico potranno essere assai diverse da quelle odierne (tocchiamo ferro). I Colchoneros oggi sembrano avere solo l’Europa ed il quarto posto in Liga come obbiettivi, la loro preparazione sarà molto più tranquilla di quella dei ragazzi di Inzaghi. Ma il turno è più che giocabile, specie se l’Inter saprà mantenere concentrazione, passo e integrità della rosa di questi tempi.
Tabù sfatato, gufi depressi
Inzaghi aveva da sfatare il tabù del suo vecchio stadio che lo aveva visto sconfitto nelle ultime due apparizioni. Lo ha fatto giocando una partita molto simile a quella di Napoli, avversari lasciati sfogare per mezz’ora poi alla prima occasione la legnata. Dopo l’intervallo un’altra fiammata degli azzurri a costo zero, Sommer spenge l’entusiasmo di Rovella con l’unica parata degna di questo nome della serata prima di arrivare alla seconda sentenza di Thuram. Il francesone ha marchiato a fuoco con il gol un’altra serata strepitosa. I laziali, mister Sarri ed i loro supporters se lo ricorderanno a lungo. Game over e tutti a casa olè.
Niente passi falsi
Chi attendeva il passo falso è rimasto deluso. Il ciclo perfido organizzato dal calendario Atalanta-Juve-Napoli-Lazio si chiude quasi con un en plein, la capolista se ne va cantano oggi. Vero, se ne va ma andiamoci piano, troppo spesso il piede nerazzurro è inciampato quando il terreno sembrava più favorevole. Da qui alla Befana arrivano nell’ordine Lecce, Genoa e Verona. Non saremmo interisti se non guardassimo a questo trittico con speranze contornate da timori figli di brutte esperienze del passato. E prima arriva pure il Bologna che Thiago Motta ha riportato alle soglie dell’Europa per una Coppa Italia che negli ultimi due anni è stata una preziosa foglia di fico per coprire le ambizioni nerazzurre naufragate per poco. Difficile dire con quale animo i nerazzurri si preparino ad affrontare l’impegno infrasettimanale, un altro turn over massiccio è da mettere in conto, non sarà per niente facile l’approccio alla gara e la sua gestione in un momento così delicato e con qualche assenza di troppo.
Troppi elogi
Gli elogi di oggi fanno piacere ma molti suonano falsi come monete da tre euro, riscaldano il cuore ma preparano il terreno per il trappolone, quasi quasi ci mancano le stilettate di molti addetti ai lavori costretti spesso negli ultimi tempi a rimangiarsi i loro giudizi. Perché meravigliarsi che Thuram e Lautaro sfornino meraviglie a ripetizione, che Barella sia tornato quello vero, che perfino Bisseck si conquisti spazi importanti a suon di prestazioni convincenti? I complimenti ce li facciamo da noi e tra di noi, gli altri (ognuno ci metta dentro chi crede meglio) continuino pure a mettere i paletti tra le ruote, come hanno sempre fatto. E a rosicare, almeno per ora…