Inter, Sommer si racconta. Uno dei protagonisti della vittoria dello scudetto è stato sicuramente il portiere nerazzurro, Yann Sommer che, arrivato in sordina, è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi e a contribuire alla vittoria finale. Proprio lo svizzero, oggi, si è raccontato ai microfoni de Il Corriere della Sera. Ecco le parole di Sommer.
Sull’energia di un concerto rock (sua passione) e del vincere il derby: “Sono energie differenti: nel derby c’è anche adrenalina, mentre la musica dà solo vibrazioni positive. Ma amo i derby qui a Milano: lo stadio e i tifosi sono incredibili”.
Sulla festa scudetto: “Sono sincero: non avrei mai pensato che potesse essere così incredibile. È stata una giornata lunga, ma vedere le facce felici della gente tra la folla, i bambini, le famiglie, tutta la diversa umanità accomunata dal tifo, è stato speciale. Dovevamo dare qualcosa in cambio a queste persone che ci seguono tutto l’anno”.
Sulla cosa che lo ha sorpreso di più: “Il fatto che tutti si conoscessero bene tra di loro in campo: le distanze, i meccanismi, la compattezza erano già molto buoni”.
Sulla richiesta di Inzaghi di giocare con i piedi: “Sì. Ma ci vuole un po’ di tempo per affinare la costruzione da dietro: nel Bayern non ho fatto in tempo, ma qui dopo qualche mese le cose erano già a posto”.
Sulla difesa nerazzurra: “Di sicuro è una delle migliori. Ed è straordinario avere difensori così davanti a me che lottano come dei pazzi per proteggere la porta. Ma è tutto il lavoro di squadra che è fondamentale”.
Sul record di Buffon di 21 clean sheet: “Gigi è sempre stato il mio idolo quando ero giovane. È una leggenda e sarebbe un grande risultato anche eguagliarlo. Ci proviamo come squadra, perché non sarebbe un record solo del portiere”.
Sull’essersi migliorato a 35 anni: “Ci sono ancora un sacco di cose in cui posso migliorare. Qui ho trovato due allenatori dei portieri bravissimi, che mi hanno insegnato qualcosa di diverso sia per la gestione del ruolo nel calcio italiano, sia a livello tecnico come i passi e i movimenti da fare per essere ancora più veloci e esplosivi”.
Sulla partita di Napoli e il rigore parato a Firenze: “Sono stati due snodi importanti, sono d’accordo”.
Su Thuram: “Magari in Bundesliga non era così costante, ma sapevo che era un grande giocatore e poteva ancora crescere molto accanto a compagni così forti. Ha portato tanto alla squadra e sono felicissimo per lui”.
Sul possibile arrivo di Bento: “Non so cosa succederà, non ho ancora parlato col club e non so se l’idea sia davvero questa. Alla fine deciderà la società e ne parleremo”.
Sulla Champions League: “È stato un grande dispiacere uscire così, ma abbiamo imparato una volta di più quanto contano i piccoli dettagli. E proveremo a fare meglio il prossimo anno”.
Sul parare i rigori a Calhanoglu: “È molto difficile con lui, perché sai sempre dove calcia, ma ha un tiro fortissimo. Mi sembra che in allenamento abbia tirato solo una volta contro di me, facendo gol: ci riproverò, questo è sicuro”.
Sul lavoro con il suo mental coach: “Dagli inizi della mia carriera: da giovane devi imparare a convivere con gli errori e coi successi. E ancora oggi lavoriamo molto sulla preparazione delle partite e parliamo anche di quello che conta nella vita privata per rendere al meglio come atleta. Un confronto continuo”.
Sul pregiudizio sulla sua altezza: “Ricevo diversi messaggi da altri portieri non così alti, che mi ritengono un’ispirazione. Spero di essere un modello per loro, perché è importante che i club diano più chance a chi magari è meno alto ma ha altre qualità: noi dobbiamo curare benissimo lo stacco da terra, il balzo, il timing, l’esplosività, il posizionamento”.
Sui suoi segreti: “Il the matcha, una bevanda giapponese. Mi dà la spinta per l’allenamento al mattino e mi fa sentire meglio e la meditazione. Ha un ruolo molto importante nella mia carriera. Un portiere è sottoposto a una pressione davvero elevata e la meditazione mi libera completamente da tutto questo: per me significa tornare all’essenza di me stesso per qualche minuto, senza rumori di fondo. Sono da solo coi miei pensieri: è una cosa fondamentale”.