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Caso Curve, protesta degli ultras: erano tutte fake news | Processo totalmente da rifare

Stadio San Siro - foto LAPRESSE - Interdipendenza.net

L’inchiesta non sembra trovare la sua fine, gli ultras iniziano a protestare: tanta falsità nelle notizie trapelate

Le prime pagine delle testate giornalistiche e dei siti web più seguiti sono ancora intasate dall’inchiesta della Procura di Milano. Il caso avviato il 30 settembre scorso riguardante Inter e Milan, due delle società più blasonate al mondo, continua ad andare avanti.

Il tutto è partito dal blitz guidato dal procuratore Marcello Viola che ha azzerato i vertici delle due curve arrestando in totale 19 esponenti. I suddetti sono stati accusati di bagarinaggio, controllo dei lotti di sosta delle auto al di fuori dello Stadio San Siro e di estorsione.

Si fa riferimento alla compravendita illegale dei biglietti, soffermandosi in particolare su quelli della finale di Champions League 2023 vs Manchester City, la rivendita delle bibite negli stadi a prezzo maggiorato e la decisione su come dovessero essere occupati i parcheggi.

Dopo settimane di silenzio e di pressione le Curve sono ritornate ad esporsi, principalmente la Curva Sud del Milan, che attraverso un comunicato ufficiale ha spiegata che continuerà ad essere presente sui gradoni di San Siro e che non ha nessuna intenzione di fare passi indietro.

Mantenere il patto

Nella nota pubblicata sulla loro pagina Instagram ufficiale la Curva milanista ha esordito con decisione, ribadendo che gli eventi che hanno coinvolto loro e la Curva nerazzurra sono distinti e che dunque il patto di non belligeranza tra le due curve non ha nessun scopo di lucro.

Ci hanno tenuto a sottolineare che fu un accordo siglato dopo il Mundialito del 1983, mantenuto saldo nel tempo da chiunque abbia gestito le curve, con l’unico obiettivo di fermare le guerre in città tra tifoserie, senza alcun fine speculativo.

Curva Sud Milano – foto LAPRESSE – Interdipendenza.net

Tutto da rifare

Ha poi continuata schierandosi in opposizione alle accuse ricevute: “Non abbiamo mai gestito parcheggi, non abbiamo mai gestito baracchini, non abbiamo mai gestito bar, non abbiamo mai ricevuto e soprattutto preteso biglietti dalla società. “Non abbiamo mai gestito cose al di fuori del mondo ultras, non abbiamo mai compiuto atti d’intimidazione o violenza per accaparrarci profitti derivanti da attività tangenziali all’ambiente stadio”.

Per i biglietti: “Ci siamo semplicemente permessi in alcune circostanze, di differenziare i prezzi tra chi c’è sempre stato e chi ha frequentato meno assiduamente, senza però alcun tornaconto personale”. Infine concludono scrivendo che nonostante il caso attualmente in corso continueranno ad esser presenti con lo stesso nome, anche come segno di protesta verso una campagna mediatica vergognosa, che sarebbe totalmente da rifare dato che non ha fatto altro che macchiargli l’immagine per reati da loro non commessi.