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“Ho giocato la partita con l’alcol in corpo” | Carriera distrutta dal bere: la stella della Premier ammette tutto

Logo Premier League - foto SkySport - Interdipendenza.net

I suoi problemi con l’alcolismo si notavano anche sul terreno di gioco, la confessione di un top player della Premier League

Negli anni ’90 la Premier League era ancora un passo indietro rispetto alla Serie A, nonostante il fascino della competizione, gli stadi pieni e i molti derby previsti in calendario. I top player europei ambivano a giocare in Italia, mentre in Inghilterra il calcio era più fisico. Non mancavano i giocatori dotati di talento che sono rimasti nella memoria dei tifosi, anche a distanza di anni.

Uno di questi si è tolto una grande soddisfazione 30 anni fa nel vincere la Coppa di Lega contro la sua ex squadra, il Manchester United, ricevendo anche i complimenti di sir Alex Ferguson al momento della premiazione.

Difensore di nazionale irlandese, a quasi 35 anni ha già subito diverse operazioni alle ginocchia ma ha dato il massimo per guidare la sua Aston Villa ad alzare uno storico trofeo.

Una carriera condizionata da una storia personale dolorosa, con l’affidamento pochi giorni dopo la nascita a una nuova famiglia, finchè, a 5 anni, è spedito in un orfanotrofio di Dublino perché i genitori adottivi lo ritengono troppo vivace. Il colore della pelle non aiuta l’integrazione, con il difensore vittima di razzismo in più occasioni.

Scendeva in campo con la puzza di alcol

Dopo aver iniziato la scuola dell’obbligo inizia a praticare sport, innamorandosi del calcio, e viene notato da Billy Behan, scout dei Red Devils. Debutta nel campionato nazionale con il St. Patrick’s Athletic, viene eletto miglior calciatore dell’anno e il Manchester decide di metterlo sotto contratto.

Nel 1985 il Manchester United vince la FA CUP ed è eletto Man of the Match. Nonostante il talento fuori dal comune, la sua carriera non decollerà mai a causa dell’alcolismo, come sua stessa ammissione: “Ho giocato parecchie partite con ancora un sacco d’alcol nel corpo. Ci sono state delle occasioni in cui mi vergognavo ad avvicinarmi troppo al mio avversario diretto dal timore che sentisse la mia puzza d’alcol“.

Paul McGrath con la maglia dell'Aston Villa - Foto Instagram - Interdipendenza.net
Paul McGrath con la maglia dell’Aston Villa – Foto Instagram – Interdipendenza.net

Costretto dalla vita a rifugiarsi nell’alcolismo

L’alcol era un rimedio contro la solitudine: “Sono sempre stato timidissimo. Essendo cresciuto in un orfanotrofio ti convinci che per evitare guai devi diventare quasi trasparente, non far accorgere al mondo che esisti. Ho fatto così tutta la vita e quando non potevo proprio nascondermi chiedevo all’alcol di darmi una mano ad affrontare la vita”.

Non riusciva più a farne a meno: “Ho bevuto il mio primo bicchiere che avevo già 18 anni. Immediatamente dopo mi sono sentito a mio agio come mai prima in vita mia. Mi accorgevo che con qualche bicchiere in corpo ero in grado anch’io di stare in mezzo agli altri e di comunicare“.