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Dalla serie A al porto: il bianconero radiato per droga “Faccio anche il cameriere” | Tifosi sconvolti

La Juventus alla fine degli anni '90 - Foto Instagram - Interdipendenza.net

La Juventus alla fine degli anni '90 - Foto Instagram - Interdipendenza.net

La nuova vita di un ex giocatore della Juventus, allontanato dal mondo del calcio e costretto a un lavoro umile, il suo racconto a cuore aperto

Due test positivi alla cocaina ne avevano provocato la radiazione e a distanza di vent’anni è arrivata la fine del provvedimento punitivo nei suoi confronti. Una carriera che ha raggiunto il suo apice nell’estate 1999 quando viene ingaggiato dalla Juventus.

Sotto la guida di Carlo Ancelotti, in due stagioni disputa 13 partite in Serie A senza tuttavia riuscire a emergere. All’Udinese, in precedenza, si era conquistato la sua prima convocazione in Nazionale.

Nel gennaio 2001 passa in prestito al Brescia dove trova spazio, con compagni di squadra del calibro di Roberto Baggio e Pep Guardiola che ne lodano la capacità di saltare l’uomo e il dinamismo sulla fascia.

A 30 anni si è trovato costretto a ritirarsi nel modo peggiore, in seguito alla sanzione ricevuta e ne parla alla Gazzetta: “Sono passato dalla fama del calciatore di Serie A a quella del giocatore radiato per la cocaina. Ho sbagliato, ho pagato, però non ho mai fatto male a nessuno. Quasi tutti mi hanno voltato le spalle. Il reintegro rappresenta una vera liberazione“.

Un periodo difficile anche dal punto di vista mentale

Non è stato facile ripartire: “Sono stati anni difficili, durante i quali non ho lavorato: non avevo idea di cosa aspettarmi dal futuro. È stata dura“.

Non sapeva come costruirsi un nuovo futuro: “Ogni volta che leggevo una notizia, pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto fare un mestiere piuttosto che un altro e, puntualmente, realizzavo che probabilmente non sarei mai riuscito a coronare i miei sogni“.

Jonathan Bachini con la maglia del Brescia - Foto Lapresse - Interdipendenza.net
Jonathan Bachini con la maglia del Brescia – Foto Lapresse – Interdipendenza.net

L’ex giocatore si è trovato costretto a fare il cameriere per sbarcare il lunario

Ha dovuto rimboccarsi le maniche: “Da qualche anno lavoro qui al porto di Livorno, dopo alcune esperienze come barista e cameriere. Il mio avvocato mi ha sempre ripetuto che avrebbe fatto di tutto perché la giustizia facesse il suo corso, anche se ormai ero quasi rassegnato. Ho fatto tanti sbagli, ho preso mille batoste, che mi hanno aiutato a maturare e diventare un uomo migliore”.

Racconta il suo desiderio di tornare a vivere di calcio, lanciando una sorta di appello: “Da quando sono bambino, il calcio è la mia vita: voglio iscrivermi ai corsi per diventare allenatore e magari direttore sportivo, capire cosa mi piace e cercare un ruolo adatto a me. Magari lavorerò con i giovani, oppure farò lo scout“.