Il Derby di domenica sera poteva essere un dramma sportivo per l’Inter, che si stava avviando a perdere una delle partite più assurde della storia recente del campionato italiano. Alla fine il bottino si è rivelato meno amaro del previsto, con i nerazzurri che hanno agguantato il pari al fotofinish. Un risultato che si è poi rivelato anche più importante dopo la mezza frenata del Napoli all’Olimpico contro la Roma.
A quasi due giorni dall’1-1 con cui si è chiuso il Derby tra Milan ed Inter, il dilemma nerazzurro è abbastanza chiaro: occasione persa o punto guadagnato? La folle stracittadina di domenica è stato probabilmente entrambe le cose per la formazione di Simone Inzaghi, che è andata a sbattere addosso ad una sequela di episodi sfortunati davvero rari in una singola partita ma che poi è riuscita quantomeno ad evitare una sconfitta che avrebbe davvero avuto il sapore non bello della beffa.
Dal punto di vista tattico e di disegno, la partita è stata molto simile al Derby d’andata rispetto invece all’ultimo precedente nella finale di Supercoppa Italiana. L’Inter si è presentata con la formazione migliore possibile grazie al recupero di Hakan Calhanoglu in mezzo al campo e col solito 3-5-2. Mentre il Milan (a cui mancava il titolarissimo Fofana per squalifica) si è composto in un 4-3-3 con la mediana Reijnders, Bennacer e Musah e con il tridente Leao e Pulisic a supporto di Abraham.
Il primo tempo del Derby è stato molto equilibrato e come detto con due piani di gioco e di partita piuttosto chiari e differenti. L’Inter fin dai primi minuti ha cercato di modellare il match tramite i propri meccanismi di gioco e di palleggio veloce per cercare di scardinare l’organizzazione rossonera. Missione non riuscita nella prima frazione per gli uomini di Simone Inzaghi, che oltre ad un andamento troppo lento e poco qualitativo della propria manovra sono stati imbrigliati perfettamente dalla squadra di Sergio Conceiçao.
Che al netto dello schieramento iniziale ha invece disegnato il suo Milan con un 4-4-2 molto compatto e stretto in fase di non possesso: con Reijnders e Bennacer a comporre la cerniera di mediana, Musah ad agire come ala destra, Leao a sinistra e con Pulisic a supportare Abraham in attacco. Obiettivo riuscito dei rossoneri è stato inceppare e bloccare il cuore del gioco dell’Inter, vale a dire il centrocampo prendendo individualmente i riferimenti in mediana dei nerazzurri. Così mentre i due attaccanti si sono impegnati a schermare la prima costruzione difensiva dell’Inter, i tre di centrocampo del Milan hanno preso in consegna i tre colleghi rivali: Bennacer andava a dare fastidio a Calhanoglu, Musah era in marcatura su Mkhitaryan mentre Reijnders si occupava dei movimenti di Barella.
Un Milan molto attento in fase difensiva e che come arma offensiva ha cercato spesso e volentieri di sorprendere l’Inter con ripartenze letali in verticale sfruttando la grande velocità dei suoi attaccanti. Una situazione che la squadra di Conceiçao ha tentato di costruirsi sia con un pressing iniziale molto alto o sia approfittando di errori di passaggio dell’Inter. Nerazzurri in difficoltà in mezzo al campo, ma che una volta superata la prima pressione rossonera trovavano spazi da prendere in verticale soprattutto sul lato sinistro con Dimarco o con la profondità data da Thuram, col francese molto ispirato nel tentare di scomporre la retroguardia rossonera.
Un Derby estremamente equilibrato che si apre su una situazione voluta dal Milan su un grave errore dell’Inter. Calhanoglu tergiversa col pallone in mezzo al campo, grande lavoro di recupero di Abraham che sradica il pallone al mediano nerazzurro (non una grande partita la sua) e fa partire quello che i rossoneri volevano fare e che l’Inter non doveva concedere. Un contropiede a velocità super sonica e in verticale che sorprende il mal posizionamento nerazzurro nella transizione negativa e poi nel vantaggio c’è tutto il Milan. Accelerata Theo-Leao, il portoghese entra in area e crossa: Sommer smanaccia male e apparecchia per il tap-in di Reijnders.
Il primo tempo del Derby è stato razionale dal punto di vista tattico e di idee di gioco riconoscibili delle due squadre, e con un piano gara che nella prima frazione di gioco è andato a premiare la squadra di Conceiçao. Poi nel secondo tempo la partita prende binari di follia e “stregoneria” calcistica dal lato dell’Inter. Il Milan nella ripresa esaspera ancora di più la propria idea di compattezza e ripartenza, con i rossoneri che con l’ingresso di Jimenez al posto di Bennacer si corazzano in un 5-4-1 chiamato a far venire fuori l’Inter per poi colpirla in contropiede.
Con un Milan così estremizzato e col baricentro basso, l’Inter alza il livello e il ritmo del proprio gioco (per quanto non si veda la versione migliore dei nerazzurri) con la squadra di Inzaghi che non abbandona i propri dettami di movimenti e di palleggio, seppur faticando nella prima parte di ripresa ad entrare dentro dalle parti di Maignan e rischiando altri infortuni in ripartenza degli avversari.
Questo il canovaccio del secondo tempo, che come detto però diventa anche qualcosa di abbastanza folle. Ci sono episodi su cui si è discusso (il possibile rigore di Pavlovic su Thuram, il gol annullato a Lautaro per spinta di Dumfries su Theo Hernandez), e poi c’è una partita che almeno fino al minuto 92 sembrava aver voltato le spalle ai nerazzurri. I tre pali colpiti da Bisseck, Thuram e Dumfries sembravano un segnale di sventura prima della zampata di de Vrij e contro un Milan barricato dietro e che nei minuti finali sé addirittura messo a sei nella linea difensiva, con Conceiçao forse troppo impaurito togliendo a cinque dalla fine due elementi come Leao e Pulisic e consegnandosi di fatto agli assalti finali dell’Inter.
Un Derby che ha confermato pregi e difetti di entrambe le squadre. Il Milan non ha molte idee di gioco, ma è una squadra altamente pericolosa se gli viene concesso di poter attaccare come vuole. L’Inter non può prescindere dal proprio gioco e se questo meccanismo ogni volta non va a mille, i risultati possono deludere. Non serve poi la sottolineatura e il risveglio tardivo di molti sulle pochissime se non nulle risorse nerazzurre dalla panchina, con Inzaghi che per ribaltare un Derby ha rispettivamente messo due difensori, un terzino e due centrocampisti. Ulteriore “botta” alla narrazione di chi continua a dire che i nerazzurri abbiano una rosa profonda e intercambiabile.