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“Aggredito in spogliatoio, violenza di ogni tipo”: l’arbitro confessa tutto | Succede il panico in serie A

Arbitro - foto LAPRESSE - Interdipendenza.net

La situazione sta sfuggendo di mano, l’arbitro è nuovamente vittima di un’aggressione: in pericolo lui e la sua famiglia negli spogliatoi

Sembra assurdo dover trattare ancora questi temi nell’epoca in cui ci troviamo ma purtroppo è ancora doveroso. Seppur siamo nel 2025, i giornali continuano a dedicare le loro prime pagine alle aggressioni subiti dagli arbitri dentro e fuori i campi da gioco.

È un argomento fortemente trattato perchè i direttori di gara sono vittima di questi episodi almeno una volta a settimana. Una situazione davvero spiacevole, sintomo di una parte di popolazione che non è evidentemente riuscita ancora ad evolversi.

Basti pensare che dallo scorso anno, analizzando quanto successo in tutte le categorie, sono stati registrati oltre 700 casi. Un numero smisurato, così alto che li sta impaurendo a tal punto da non sentirsi più sicuri di svolgere la loro professione.

Ciò che è ancor più assurdo è che nonostante i protagonisti di queste violenze vengano puniti, il fenomeno continui a non fermarsi. Un chiaro segnale che penalizzarli non basta e che urge intervenire più duramente per terminare questo “trend”.

Serve una scorta

Ad esprimere la propria opinione in merito ci ha pensato anche Daniele Orsato, uno degli arbitri più quotati a livello internazionale. Il classe 1975, ritiratosi da qualche mese per l’età dovendo compiere a breve 50 anni, ha parlato di un episodio vissuto in prima persona durante la sua carriera che l’ha terribilmente scosso.

Adesso commissario per lo sviluppo del talento arbitrale da parte dell’AIA, ha raccontato di quanto la loro figura sia esposta a continui pericoli. Vengono costantemente minacciati sia verbalmente che fisicamente, a tal punto che al termine di una partita lui e la sua famiglia ebbero bisogno di una scorta.

Fischietto dell’arbitro – foto LAPRESSE – Interdipendenza.net

Violenze di tutti i tipi

È stato il momento più difficile da quando ha messo piede nel rettangolo verde: “Per sette giorni ho avuto la sorveglianza per me e la mia famiglia. Un arbitro sa di dover affrontare contestazioni, fa parte del gioco, ma quella volta era diverso: non ero solo io al centro della tempesta, c’erano di mezzo mia moglie e i miei due bambini piccoli”.

Ed è per questo che nel suo nuovo ruolo si sta impegnando con il fine di tutelare gli arbitri maggiormente: “In passato ho visto violenze di tutti i tipi. Ogni settimana mi capitava di incontrare arbitri che erano stati vittime di giocatori o dirigenti di società che li avevano aggrediti negli spogliatoi o di tifosi che li avevano aspettati fuori dallo stadio e tutto questo ancora oggi non riesco a digerirlo, quanta rabbia e quanta tristezza ascoltare i racconti di quei colleghi, provavo quasi un senso di impotenza. Ancor di più per chi arbitrava nelle categorie inferiori dove si è soli e di questo dovrebbero tener conto tutti. Le parole nei campi di periferia sono macigni, le decisioni non sono facili. In quei campetti le offese verso un arbitro hanno un peso molto maggiore di quello che accade in serie A“.