Tre etti di coca in macchina: calciatore colto in flagrante | Carriera finita a 26 anni

Un agente con il cane antidroga - Foto Lapresse - Interdipendenza.net
Il calciatore è stato scoperto con tre etti di cocaina nella propria auto, per lui la carriera finisce con largo anticipo, ecco di chi si tratta
Una maxi operazione antidroga ha coinvolto un calciatore che si è difesa affermando di avere accompagnato un amico di infanzia, privo di patente, e di non essere a conoscenza del fatto che avrebbe scambiato oltre tre etti di cocaina.
A dichiararlo è stato un pesarese di 26 anni, arrestato dalle forze dell’ordini di Rimini insieme a un coetaneo, in un’indagine che ha portato al sequestro di un bottino ingente di sostanze proibite, dal valore complessivo di circa 800mila euro.
Il gip ha interrogato i due nel tribunale della città romagnola ed entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre è già stata stabilita la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Pesaro e il divieto di non uscire dalla propria abitazione dalle 21 alle 7 del mattino seguente, con l’allontanamento che deve essere autorizzato dal giudice.
I due colpevoli hanno un passato nel calcio dilettantistico e sarebbero coinvolti in un narcotraffico internazionale, visto che gli etti di cocaina in questione sarebbero stati ritirati dall’albanese di una banda.
La ricostruzione dei fatti, l’indagine della procura prosegue
Una volta fermati dalla volante, aveva disperso la busta fuori dall’auto, sospettoso di essere seguiti dai militari, ma i carabinieri avevano ritrovato il carico prima che fosse recuperato dagli spacciatori.
Il 26enne si è, inoltre, difeso affermando di avere aspettato l’amico che era sceso a parlare per motivi di vendita di un locale, una tesi che non ha convinto gli investigatori, tanto che l’albanese avrebbe consegnato la droga direttamente al lato passeggero.

Una difesa che non sembra attendibile e che ha spinto i giudici a emettere la sentenza
Pare, inoltre, parecchio inverosimile anche che la durata della conversazione sia stata solo di cinque minuti, visto che l’argomento era l’eventuale cessione di un’attività, nella fattispecie un bar, che frutta alcune migliaia di euro al mese.
Fatto sta che la carriera calcistica, che altro non era che una passinoe, sembra destinata a interrompersi con largo anticipo in seguito ai domiciliari ai quali sono stati condannati i due protagonisti di questa vicenda.