Dalla Nazionale alla bancarotta: “Confiscati tutti i beni” | L’attaccante bianconero si dispera in tribunale

Pallone serie A - Interdipendenza.net
Il bomber della Nazionale è finito in bancarotta, la disperazione della punta bianconera in tribunale, il giudice ha deciso di confiscare le sue proprietà
Una carriera in bianconero per un centravanti che ha vinto il Mondiale del 2006, segnando anche una rete nel match d’esordio, vinto dagli azzurri contro il Ghana. La convocazione arriva dopo essersi messo in mostra tra le fila dell’Udinese, prima dell’epoca d’oro dei friulani, quando lottavano per la salvezza.
La punta è scelto dalla Juventus, una volta tornata in serie A, per aprire un nuovo ciclo, e le sue reti sono preziose per qualificarsi in Champions League. Vive alla Continassa il periodo buio che precede l’arrivo di Antonio Conte in panchina, con settimi posti e un rendimento deludente.
Con la Vecchia Signora vincerà i primi dei due scudetti targati Conte ma non troverà spazio nello scacchiere tattico del mister pugliese a causa di una serie di problemi fisici che lo porteranno a decidere di ritirarsi dal mondo del calcio giocato, a soli 34 anni.
Centravanti d’area di rigore, ricordava per movenze e attitudine a essere letale sotto porta Pippo Inzaghi. Era molto apprezzato anche per lo spirito di sacrificio che metteva in campo, aiutando i compagni nel recuperare palloni e far salire la squadra.
La confisca di una somma ingente di denaro e dei beni di famiglia
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo è iniziato il calvario giudiziario. Lui è Vincenzo Iaquinta, indagato insieme al padre e alla sorella, con la confisca di ben 10 milioni di euro da parte della Direzione distrettuale antimafia, dopo la condanna parterna a 13 anni.
La sentenza della Cassazione ha ritenuto che i beni della famiglia siano di provenienza lecita, nonostante siano stati confiscati, in quanto acquisiti durante il periodo di pericolosità sociale.

Una condanna che continua a fare discutere, lui continua a dichiararsi innocente
Vincenzo è stato condannato a un anno di reclusione per la mancata custodia di due pistole e 126 proiettili, secondo il pm ceduti al padre. L’ex attaccante ha sempre difeso la famiglia, ritenendo che non avesse nessun legame con la ‘Ndrangheta calabrese.
La sua immagine pubblica è stata offuscata da questa vicenda che ha fatto dimenticare l’ottima carriera e i trionfi con la Nazionale e la Juventus.